domenica 29 settembre 2013

Mentre l'umido entra nelle ossa e appiccica tutto


Ho detto benvenuto all'autunno come ho attraversato gli ultimi cambiamenti di quest'anno. Con una placida indifferenza.
Me ne sono accorta dall'umido pesante che ovatta tutti i movimenti e i pensieri.
Dal vento che si insinua un po' ovunque.
Dalla mancanza di un caldo soffocante che si riflette sulle piastrelle bianche del posto dove lavoro.
Alterno momenti di pace universale a attimi farciti di manie di persecuzione.
Osservo di più e parlo di meno.
Metto segnalibri e sottolineo a matita.
Cerco di manipolare il tempo come voglio io, mettendo al rallentatore giorni di pigro entusiasmo. E tentando di occupare al meglio quelli di mesta disperazione, quelli in cui rapportarsi con me è piacevole come un pomeriggio con Uncle Scrooge della Favola di Natale di Dickens. 
Mi ascolto più spesso.
Tento di placare il ribollire nervoso delle mie viscere.
A volte ci riesco. Complici le pagine di alcuni libri, le colazioni al sole, qualche progetto, le lenzuola stropicciate delle mattine in cui regna la calma, il ritorno davanti a quello specchio e i primi passi sul linoleum nero, due corse col fiato spezzato e la faccia bollente.
Altre volte ci riesco meno.
Ma tendo ad essere più indulgente con me. 

domenica 1 settembre 2013

Fine di un'estate mai (veramente) iniziata

Era aprile e poi luglio.
Una corona d'alloro in testa e poi ferragosto in redazione.
Qualche giornata di mare e poi il primo settembre.
Tanta routine intramezzata da momenti sorprendenti.
Troppe mattine a stropicciarsi gli occhi dal sonno, qualcuna con un'aria diversa dalle altre.
Ristoranti giapponesi e cene di mare sulle terrazze.
Orli di crisi di nervi e crisi di nervi in cui si è saltati a piè pari.
Gelati tra l'asfalto e granite al limone appena spremuto.
Un rapporto estenuante con la Coop sotto l'ufficio.
Troppi caffè al banco e poco sonno.
Qualche pagina di libro sotto un ombrellone arancione.
Una signorina di 18 mesi a strapparmi di dosso il malumore con prepotenza.
Fotografie tra la sabbia.
Alcune spettacolari.
Altre molto meno.
Qualche film e parecchie risate.
Le ore piccole. A scrivere in redazione.
Le ore piccole. A chiacchierare.
Bancarelle di ogni sagra.
Occhiali da sole vintage e uno zainetto di pelle.
Che sa di stalla, ma adorabile comunque.
Un volo prenotato e una valigia aperta sotto il letto.
Poche idee per il futuro ma confuse.
Altrimenti non sarei io.
Ma, nonostante tutto, la meraviglia delle piccole cose che è ancora capace di sorprendere.

Pillole di un'estate alternativa.

Mentre l'umido entra nelle ossa e appiccica tutto


Ho detto benvenuto all'autunno come ho attraversato gli ultimi cambiamenti di quest'anno. Con una placida indifferenza.
Me ne sono accorta dall'umido pesante che ovatta tutti i movimenti e i pensieri.
Dal vento che si insinua un po' ovunque.
Dalla mancanza di un caldo soffocante che si riflette sulle piastrelle bianche del posto dove lavoro.
Alterno momenti di pace universale a attimi farciti di manie di persecuzione.
Osservo di più e parlo di meno.
Metto segnalibri e sottolineo a matita.
Cerco di manipolare il tempo come voglio io, mettendo al rallentatore giorni di pigro entusiasmo. E tentando di occupare al meglio quelli di mesta disperazione, quelli in cui rapportarsi con me è piacevole come un pomeriggio con Uncle Scrooge della Favola di Natale di Dickens. 
Mi ascolto più spesso.
Tento di placare il ribollire nervoso delle mie viscere.
A volte ci riesco. Complici le pagine di alcuni libri, le colazioni al sole, qualche progetto, le lenzuola stropicciate delle mattine in cui regna la calma, il ritorno davanti a quello specchio e i primi passi sul linoleum nero, due corse col fiato spezzato e la faccia bollente.
Altre volte ci riesco meno.
Ma tendo ad essere più indulgente con me. 

Fine di un'estate mai (veramente) iniziata

Era aprile e poi luglio.
Una corona d'alloro in testa e poi ferragosto in redazione.
Qualche giornata di mare e poi il primo settembre.
Tanta routine intramezzata da momenti sorprendenti.
Troppe mattine a stropicciarsi gli occhi dal sonno, qualcuna con un'aria diversa dalle altre.
Ristoranti giapponesi e cene di mare sulle terrazze.
Orli di crisi di nervi e crisi di nervi in cui si è saltati a piè pari.
Gelati tra l'asfalto e granite al limone appena spremuto.
Un rapporto estenuante con la Coop sotto l'ufficio.
Troppi caffè al banco e poco sonno.
Qualche pagina di libro sotto un ombrellone arancione.
Una signorina di 18 mesi a strapparmi di dosso il malumore con prepotenza.
Fotografie tra la sabbia.
Alcune spettacolari.
Altre molto meno.
Qualche film e parecchie risate.
Le ore piccole. A scrivere in redazione.
Le ore piccole. A chiacchierare.
Bancarelle di ogni sagra.
Occhiali da sole vintage e uno zainetto di pelle.
Che sa di stalla, ma adorabile comunque.
Un volo prenotato e una valigia aperta sotto il letto.
Poche idee per il futuro ma confuse.
Altrimenti non sarei io.
Ma, nonostante tutto, la meraviglia delle piccole cose che è ancora capace di sorprendere.

Pillole di un'estate alternativa.