mercoledì 8 luglio 2015

Extreme Research - Home Edition


C'è qualcosa di primitivo, nello sbirciare nelle case degli altri dalle finestre aperte.
Non cosa facciano gli altri all'interno delle proprie case, ma proprio le stanze stesse.
Insomma, uno spirito di appartenenza al luogo dove ci si ciba, si russa la notte, ci si guarda allo specchio ogni mattina. 
Una tenda che sventola pigra, un angolo di soffitto, una silhouette di lampadario, qualche libro ordinatamente impilato sugli scaffali. E immagini vite, situazioni, colori, odori che potrebbero essere i tuoi, da quanto sono intimi e racchiusi lì, in quelle quattro mura che vedono le persone crescere e invecchiare, silenziose e senza alcun giudizio. 
Pensi alle tue, di stanze, a tutte quelle che, anche solo per un po', hai abitato, arredato, annusato, colorato. E pensi a quelle che abiterai. 
E quando le cerchi, quelle stanze, quel tetris che riesca perfettamente a incastrarsi con quello che sei, tutto si dimostra più complicato del previsto. 
Soprattutto se quello che cerchi si deve incastrare bene con quello che sei tu e quel che è qualcun altro. 
Soprattutto se ogni volta che varchi un ingresso provi a immaginartici in pigiama, ad aprire un'anta per recuperare i biscotti al mattino. Ti ci immagini a letto con la febbre a sudare la sacra sindone, in cucina a immergere nel Barbera quel brasato che volevi tanto riprovare a fare.
A sbattere quelle porte riverniciate di fresco oppure sbeccate quando sbotterete. (Sbattere le porte rimane una delle mie attività preferite, nelle discussioni). 
Un po' troppo romanzato?
Forse. 
Sarà per questo che sovrapporre immaginario e realtà risulta sempre così difficile. 

Comunque. 
La ricerca di un nido è generalmente estrema. 
Che si faccia online, si batta portone per portone alla ricerca dell'annuncio, manco fosse l'arcangelo in persona a calarlo dal cielo, o ci si faccia consigliare da amici e conoscenti, ti metti nelle mani di qualche guida, del Virgilio di turno che, chiavi in mano, apre porte su un futuro che potrebbe essere il tuo. 
O anche no. 
Perché quell'appartamento è troppo bello ma anche troppo fuori dalla tua portata.
Perché in quell'altro non potresti sicuramente mai portarci tua madre, data la qualità dei vicini e della vista rumenta dalle finestre. (Ho immaginato la faccia di mia madre, sì)
Perché quella simpatica donnina tedesca che mette online un appartamento col bovindo e il bagno in marmo di Carrara ad una cifra irrisoria forse sì, Alessandra, poteva darti due indizi sulla truffa. Senza nemmeno aspettare che ti chiedesse mille euro in anticipo per vederla e decidere, entro 48 ore, se andasse bene o no. 
Insomma, la speranza rimane l'ultima, a morire. 

Chissà qual è, l'importanza giusta da dare ad una casa. 
Chissà dove sta, quel giusto mezzo per sentircisi, a casa. 





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Extreme Research - Home Edition


C'è qualcosa di primitivo, nello sbirciare nelle case degli altri dalle finestre aperte.
Non cosa facciano gli altri all'interno delle proprie case, ma proprio le stanze stesse.
Insomma, uno spirito di appartenenza al luogo dove ci si ciba, si russa la notte, ci si guarda allo specchio ogni mattina. 
Una tenda che sventola pigra, un angolo di soffitto, una silhouette di lampadario, qualche libro ordinatamente impilato sugli scaffali. E immagini vite, situazioni, colori, odori che potrebbero essere i tuoi, da quanto sono intimi e racchiusi lì, in quelle quattro mura che vedono le persone crescere e invecchiare, silenziose e senza alcun giudizio. 
Pensi alle tue, di stanze, a tutte quelle che, anche solo per un po', hai abitato, arredato, annusato, colorato. E pensi a quelle che abiterai. 
E quando le cerchi, quelle stanze, quel tetris che riesca perfettamente a incastrarsi con quello che sei, tutto si dimostra più complicato del previsto. 
Soprattutto se quello che cerchi si deve incastrare bene con quello che sei tu e quel che è qualcun altro. 
Soprattutto se ogni volta che varchi un ingresso provi a immaginartici in pigiama, ad aprire un'anta per recuperare i biscotti al mattino. Ti ci immagini a letto con la febbre a sudare la sacra sindone, in cucina a immergere nel Barbera quel brasato che volevi tanto riprovare a fare.
A sbattere quelle porte riverniciate di fresco oppure sbeccate quando sbotterete. (Sbattere le porte rimane una delle mie attività preferite, nelle discussioni). 
Un po' troppo romanzato?
Forse. 
Sarà per questo che sovrapporre immaginario e realtà risulta sempre così difficile. 

Comunque. 
La ricerca di un nido è generalmente estrema. 
Che si faccia online, si batta portone per portone alla ricerca dell'annuncio, manco fosse l'arcangelo in persona a calarlo dal cielo, o ci si faccia consigliare da amici e conoscenti, ti metti nelle mani di qualche guida, del Virgilio di turno che, chiavi in mano, apre porte su un futuro che potrebbe essere il tuo. 
O anche no. 
Perché quell'appartamento è troppo bello ma anche troppo fuori dalla tua portata.
Perché in quell'altro non potresti sicuramente mai portarci tua madre, data la qualità dei vicini e della vista rumenta dalle finestre. (Ho immaginato la faccia di mia madre, sì)
Perché quella simpatica donnina tedesca che mette online un appartamento col bovindo e il bagno in marmo di Carrara ad una cifra irrisoria forse sì, Alessandra, poteva darti due indizi sulla truffa. Senza nemmeno aspettare che ti chiedesse mille euro in anticipo per vederla e decidere, entro 48 ore, se andasse bene o no. 
Insomma, la speranza rimane l'ultima, a morire. 

Chissà qual è, l'importanza giusta da dare ad una casa. 
Chissà dove sta, quel giusto mezzo per sentircisi, a casa. 





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