domenica 29 settembre 2013

Mentre l'umido entra nelle ossa e appiccica tutto


Ho detto benvenuto all'autunno come ho attraversato gli ultimi cambiamenti di quest'anno. Con una placida indifferenza.
Me ne sono accorta dall'umido pesante che ovatta tutti i movimenti e i pensieri.
Dal vento che si insinua un po' ovunque.
Dalla mancanza di un caldo soffocante che si riflette sulle piastrelle bianche del posto dove lavoro.
Alterno momenti di pace universale a attimi farciti di manie di persecuzione.
Osservo di più e parlo di meno.
Metto segnalibri e sottolineo a matita.
Cerco di manipolare il tempo come voglio io, mettendo al rallentatore giorni di pigro entusiasmo. E tentando di occupare al meglio quelli di mesta disperazione, quelli in cui rapportarsi con me è piacevole come un pomeriggio con Uncle Scrooge della Favola di Natale di Dickens. 
Mi ascolto più spesso.
Tento di placare il ribollire nervoso delle mie viscere.
A volte ci riesco. Complici le pagine di alcuni libri, le colazioni al sole, qualche progetto, le lenzuola stropicciate delle mattine in cui regna la calma, il ritorno davanti a quello specchio e i primi passi sul linoleum nero, due corse col fiato spezzato e la faccia bollente.
Altre volte ci riesco meno.
Ma tendo ad essere più indulgente con me. 

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Mentre l'umido entra nelle ossa e appiccica tutto


Ho detto benvenuto all'autunno come ho attraversato gli ultimi cambiamenti di quest'anno. Con una placida indifferenza.
Me ne sono accorta dall'umido pesante che ovatta tutti i movimenti e i pensieri.
Dal vento che si insinua un po' ovunque.
Dalla mancanza di un caldo soffocante che si riflette sulle piastrelle bianche del posto dove lavoro.
Alterno momenti di pace universale a attimi farciti di manie di persecuzione.
Osservo di più e parlo di meno.
Metto segnalibri e sottolineo a matita.
Cerco di manipolare il tempo come voglio io, mettendo al rallentatore giorni di pigro entusiasmo. E tentando di occupare al meglio quelli di mesta disperazione, quelli in cui rapportarsi con me è piacevole come un pomeriggio con Uncle Scrooge della Favola di Natale di Dickens. 
Mi ascolto più spesso.
Tento di placare il ribollire nervoso delle mie viscere.
A volte ci riesco. Complici le pagine di alcuni libri, le colazioni al sole, qualche progetto, le lenzuola stropicciate delle mattine in cui regna la calma, il ritorno davanti a quello specchio e i primi passi sul linoleum nero, due corse col fiato spezzato e la faccia bollente.
Altre volte ci riesco meno.
Ma tendo ad essere più indulgente con me. 

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