mercoledì 27 febbraio 2013

Elenchi a caso

Penultimo giorno di febbraio, grigio, smog e traffico. Così ho pensato di bene di resistere alla tentazione di sfanculare il mondo ma ho incanalato tutte le mie energie negative per snocciolare un elenco a casaccio di cose per cui non posso fare a meno di sentirmi viva. E di sorridere.

Visto che oggi per scrivere un articolo avevo bisogno di ispirazione mi sono sparata Via del Campo in loop per tipo due ore, quindi la prima cosa sono le canzoni di Faber, l'odore di salino, camminare sulla spiaggia a piedi nudi, l'abbraccio dei miei quando torno a casa, il profumo della nonna, la soddisfazione di un 30 all'esame per cui avevi studiato come un pazzo, la soddisfazione di un 30 all'esame per cui non avevi studiato un cazzo, il profumo del caffè al mattino, la tua canzone preferita che passa alla radio, una cena con gli amici, il sushi, Claudio Santamaria, l'odore di grigliata nelle sere d'estate, la sudata ogni volta che esco dalla palestra, più distrutta ma soddisfatta, i complimenti per qualcosa che ti riesce bene, un tuo articolo pubblicato, svegliarsi prima della sveglia, le pantofole dopo una serata sui tacchi, le frittate della nonna, una cena di pesce in riva al mare, l'odore di casa dopo mesi fuori, il concerto che volevi da una vita, una sera a teatro, i jeans che desideravi in saldo, il film che volevi vedere da sempre in tv, l'odore di erba bagnata in montagna, trovare dei mirtilli e spappolarseli in bocca durante una passeggiata, le foto vecchie, i diari di quando eri bambina, il mare di Bergeggi, una chiacchierata con un'amica con cui non parlavi da tanto, una sbronza di quelle potenti, una giornata piena che ti lascia quel sapore in bocca di soddisfazione, i miglioramenti visibili in qualcosa che non credevi possibile, il tram che passa nel momento in cui arrivi alla fermata, il cielo azzurro quando apri la finestra al mattino, il profumo di lavatrice, la focaccia di Peisino, le canzoni dei Muse, i ricordi del Liceo, leggere un giornale davanti ad un caffè, la soddisfazione di quando superi i tuoi limiti, la camomilla prima di dormire, gli aperitivi estivi, lo shopping dopo un esame, lo smalto quando non ti si sbecca, la cassa vuota al supermercato, chi ti sorride e ringrazia perché gli hai tenuto la porta aperta, un bambino che ti sorride in coda alla cassa, le vecchie canzoni di Liga che mi ricordano i miei 12 anni, Stefano Accorsi, i film di Tarantino, le mie serie americane preferite, i libri di Ammaniti, andare a mangiare fuori senza averlo programmato, i viaggi in aereo, il treno quando è puntuale, la metro vuota, chi ti aiuta a tirar giù la valigia, le parole belle di un'amica.

E niente, provate a scrivere il vostro. Funziona.

martedì 19 febbraio 2013

Il breviario del RDM.



Per RDM intendo Regalo Di Merda.
Oggi stavo guidando, e nella profondità dei miei pensieri mi è capitato di pensare a quanti regali di merda ho ricevuto (ma sicuramente anche fatto) nella vita. Ora, mi pare il momento giusto di inserire u disclaimer: non c'è nessun riferimento specifico nel fiume di puttanate che scrivo, quindi se per caso una volta nella vita mi avete regalato una roba che mi fa schifo, non me la prendo con voi. Giuro. Perché probabilmente ho fatto un regalo di merda anche io a voi l'anno dopo.

Bon, detto questo, stavo appunto pensando a ogni ricorrenza, dal Natale al compleanno passando per l'Hannukkah, il mesiversario e l'onomastico. Quante volte abbiamo ricevuto una roba atroce, che non regaleremmo nemmeno a quel professore universitario che ci ha bocciato otto volte all'esame? Quante volte abbiamo fatto regali alla cazzo di cane, con buone intenzioni (o anche no), senza minimamente contare i gusti del destinatario. Lo so che l'avete fatto tutti.

Negli anni ho compreso cosa aborro ricevere come regalo, e cosa gli altri aborrono ricevere. Crediate che non abbia mai visto facce di disgusto (malamente) celate sotto sorrisini di gratitudine quando la mia amica che detesta il rosa si vede arrivare un'accoppiata cappello-sciarpa-guanti rosa cipria con fiocco sul fucsia? Quanti Natali quello zio che non vedi da quando ancora ti scaccolavi in pubblico (non vale per tutti, ho amici che lo fanno con soddisfazione ancora davanti al mondo) ti ha regalato maglioni di merda che hai riciclato all'amico del cuore al compleanno dopo? Quante volte hai visto quel cd dei Modà in offerta, che a te piacciono tanto, e senza battere ciglio lo hai regalato all'amica che ascolta solo i Metallica? (brutta immagine, lo so).

Quindi, dato che pure tra due mesi si avvicina il mio compleanno, voi, amici, parenti, che sarete obbligati dalla buona educazione e da tutto il bene che mi volete a farmi un regalo, beccatevi questi aneddoti e consigli nel mio primo Breviario Dei Regali Di Merda.

1. La trousse dei trucchi. Specificatamente quelle di Pupa. Ne sto collezionando alcune che diventeranno pezzi rari e antichi. Ho ricevuto, nell'ordine: una girandola, una puposka (pupa + matrioska. La genialità), una zebra apribile in venti (ma lì lo sforzo c'è stato, a me piace lo zebrato), una cupola rosa shocking, una mucca, orsetti vari. Questo regalo lo passo solo a mia nonna a cui dico che mi piace tantissimo perchè si impegna un sacco. Agli altri, no. Ci metto otto anni a usarle tutte, e per tutte intendo i colori fattibili, il verde pisello e il lucidalabbra giallo canarino non sono umanamente mettibili. Sappiatelo. Che finisca l'era della trousse. Amen.

2. Se non conoscete bene il destinatario - in questo caso me - andateci piano con i libri. Uno dei miei migliori amici (quello che si scaccola, per chiarirci) l'anno scorso mi ha regalato uno di quei libri della collezione di Tiffany. Non ricordo precisamente il titolo. Io che Tiffany lo vedo solo nel film con la Hepburn. Io che quando ci passo in via della Spiga praticamente mettono un cartello fuori con la mia faccia e scritto "Io non posso entrare". Inutile dire che non l'ho mai letto. Dovrei, solo per dovere di cronaca. Ma so che mi farei del male. Stessa cosa per cui se regalate a Giacomo un romanzo che non sia un thriller o un fantascientifico/fantastico siate certi che non solo non lo leggerà mai, ma potrebbe usarlo come carta igienica. Viceversa, se un giorno mi regalate una copia di otto chili del Signore degli Anelli, vi ci prendo a librate.

3.Le cose di Hello Kitty. Ora, io capisco che tutte noi siamo state bambine. Abbiamo fatto cose che percaritànonricordarmele, abbiamo avuto dubbi gusti come il pantalone a zampa d'elefante, la Nike tamarra e il ciuffo rosa a 14 anni, ma alla veneranda età di quasi 23 anni Hello Kitty non potete sventolarmelo sotto il naso. Ho avuto un portachiavi per la moto suo, una volta. L'ho fatto sparire qualche anno fa.

4. Le polo. Questa è una cosa proprio mia. Sarà che a mia madre piacciono tanto e la prendo sempre in giro sul fatto che sembri una mancata insegnante di ginnastica, che me ne sono messe talmente tante della Fred Perry alle superiori, ma la polo bacchettona proprio non mi va giù.

5. Le paillettes. Questo invece vale per la maggior parte del genere femminile. A meno che io non faccia parte di un circolo di Burlesque, o abbia una festa di carnevale imminente, la paillette no. Nel suo viscido lucidume non si riesce ad abbinare con una mazza, fa subito vicoli di via Pré se usata senza parsimonia e, se la destinataria ha passato i 15 anni da un pezzo, fa tanto ritorno alla gioventù mancata.

6. Il peluche. Teneri a dieci anni, romantici a 15, carini a 18. Li ho apprezzati, e guardo con tenerezza anche l'esercito di Cuccioli, pinguini, asinelli, Winnie the Pooh giganti, foche, coniglietti, Wall-e (sì, anche lui) che ho sull'ultima mensola della libreria (roba che se entrate in camera mia sembra di stare nel magico mondo di Barbie) ma dopo una certa età sono superati. Quindi, in generale, se ormai il tempo dei mesiversari e del "ti vuoi mettere con me?" è finito da un pezzo, glissiamo sul peluche.

Alla fine di questa (tutto sommato corta) lista di regali che sono proprio NO, ci sono tanti ma tanti regali che si possono fare (non solo a me, sto diffondendo il verbo, ma se volete a me io non mi lamento), alcuni vanno anche a seconda del grado di conoscenza: dei biglietti per il teatro, una cornice con una foto, un libro ben scelto (ricordo per chi se lo fosse perso, per me NO fantascienza, per dire eh), un massaggio (e qui chi si deve sentire in colpa CI SI SENTA), quella borsetta di H&M che dico sempre che la adoro ma non me la compro mai, un phon nuovo (questo a me che il mio ormai soffia aria tiepida, roba che il bue del presente scalda di più), un buono da Zara (per questo vi bacerei sulla fronte con schiocco molto rumoroso), una cena fuori, un corso di fotografia (se il destinatario non sa manco usare la Kodak con ancora il rullino forse no), un mazzo di fiori, una crema per il corpo, se proprio mi volete un sacco bene fate una colletta e aiutatemi a cambiare la Atos. Bon. Mi sembra di aver detto tutto.

Ma voi, che RDM avete ricevuto?

mercoledì 6 febbraio 2013

Assenze fisiche e mentali


Un mese e qualche spicciolo da quando ho rimesso piede in suolo italiano e ancora ho un sentimento dolceamaro, come se da una parte ancora aspettassi il giorno in cui riprenderò quell'aereo, quel pullman e mi farò scaricare di nuovo alla stazione del pullman di Albany.
Sapete che sono una persona malinconica, che vive di ricordi, magari una manciata di rimorsi ma davvero pochi rimpianti.

In tutto questo Marina é tornata lì, ogni giorno posso vedere come se la cava senza di noi, senza di me, in quel dormitorio dove qualcuno dorme nel mio letto, ha appeso foto sul mio muro, sta impregnando la mia stanza di un odore che non é il mio.
Che presuntuoso il genere umano. Quella stanza, prima di me, sarà stata occupata da decine di studenti, eppure la sento mia quasi più di quella di casa.
Quante decisioni, quante chiacchiere, quanti sogni, quante paranoie, quante sveglie stropicciate, quanti notte brave addormentata vestita, quanto odore di cinese é rimasto quella volta che ero talmente stanca che alle cinque del mattino l'ho portato in camera, mentre la mia coinquilina dormiva. [Che coinquilina di merda, che sono]
Quante docce fatte di corsa, dieci minuti prima di uscire, con una mano impegnata a mettermi il mascara e l'altra a reggere il phon.
Quante notti piene di impegno nel trovare la serratura, a farmi shh da sola mentre cercavo di cambiarmi al buio all'alba per non svegliarla.
Quante confidenze, fatte da menti diverse, da culture diverse, che poi alla fine si assomigliano tutte.
Quanti sogni, speranze, paure condivise, sempre le stesse. Che tu abbia vent'anni in Spagna, in Italia, in Irlanda o in Brasile, li porti allo stesso modo.
Dicevo, vedo Ma che mi manda foto su snapchat [la trovata dell'anno] immersa nelle lenzuola zebrate che le ho lasciato, che va alla lezione di zumba a cui andavamo insieme, che beve una birra ad DeJohn's e, anche solo per una giornata, vorrei avere il dono dell'ubiquità. Spostarmi lì, fare finta che nulla sia cambiato, e continuare il semestre nella 306.

Percepisco l'assenza fisica, materiale, dei suoi abbracci, del suo profumo ogni volta che si stava insieme a chiacchierare. Mi manca l'assenza fisica del suono della risata di Sara, della sua energia, del suo saltellare allegro, della sua voglia di fare e di mediare, quella voglia di mediare che a me é sempre mancata, io spirito inquieto e battagliero che non sono altro. Mi manca l'assenza fisica di Marina che é sempre in grado di rassicurarti, di farti sentire che sí, andrà davvero tutto bene. Che tante volte le cose vanno prese alla leggera, cosa che io riesco a fare davvero male. Mi manca l'assenza fisica di Alice e della sua praticità, delle innumerevoli chiacchierate sulle scale, del continuo confronto tra li e qui, tra quello che ci aspettavamo prima di partire e quello che abbiamo davvero trovato qui.
Mi manca il sorriso di Lorraine, quello dolce, quello timido all'inizio ma ripieno di un affetto genuino.
Mi manca anche sentirmi rincoglionita le prime settimane, quando preferivo stare zitta durante una chiacchierata a cena piuttosto che sbagliare il verbo in una frase.
Mi mancano le voci di tutti, gli accenti che ho sempre fatto una fatica boia a capire, i modi di dire.
Degli Stati Uniti mi manca il modo di vivere la vita più rilassato e più impegnato allo stesso tempo.
Mi manca quella noncuranza del giudizio altrui che qui ci impregna fino a farci soffocare.
Mi manca quell'orgoglio di camminare per strada per quello che si é, non per quello che si indossa o per il taglio di capelli.
Mi manca quella voglia di scoprirsi dentro perché del fuori poco interessa.
Mi manca quella curiosità che le persone hanno per il diverso, per il nuovo, lo straniero.
Alla fine cosa é davvero diverso, straniero, nel paese che ha più radici e allo stesso tempo non ne ha?
Nel paese che vive di differenze e le esalta?
Mi manca tantissimo quel genere di gentilezza e cortesia genuine che le persone hanno nel sangue.
Mi manca scontrare qualcuno col carrello da Walmart, chiedere scusa e sentirmi rispondere col sorriso che non importa.
Ho preso per sbaglio il carrello di una signora all'Esselunga a Milano, la settimana scorsa, [vuoto, n.b.] e ha pensato che volessi rubarle l'euro che c'era dentro. Le ho chiesto scusa ridendo, perché avevo fatto confusione.
Lei non mi ha nemmeno guardata, si é ripresa il carrello ed é filata via, convinta che fossi una poco di buono.
Sai com'é, anche il capello tinto di rosso alla sciura milanese un po' sa di pericoloso.
Scusate, questa mi é proprio scappata.
In ogni caso, dicevo che mi manca quel rispetto per il prossimo che qui non abbiamo.
Certo, ogni paese ha le sue piaghe e contraddizioni, l'America ha da fare i conti con tutte le ferite aperte causate dalla lobby delle armi e dal sentimento nazionalista insito nelle tradizioni. Ma le persone hanno allo stesso tempo un senso di solidarietà che qui noi ce lo sogniamo, qui, nel paese dove nessuno fa niente per niente.
Mi manca l'ospitalità che ho ricevuto, da persone che mi hanno aperto la loro casa per il Thanksgiving senza avermi mai vista prima.
Mi manca l'accortezza delle persone che aprono una porta prima di te in università che te la tengono aperta per farti passare.
Mi mancano gli studenti che ringraziano l'autista del bus del college ogni santa mattina.
E lui che saluta tutti, fa fermate apposta per chi glielo chiede.
Mi mancano i professori che trattano gli studenti come individui pensanti, con cui instaurano un rapporto più profondo rispetto a quello faccia faccia un'aula universitaria.
Mi manca la signora della mensa che si ricorda chi sei, ti fa i complimenti per un maglione nuovo e ti dice quanto é bella la mattinata di sole che si vede dalle ampie vetrate della Dining Hall.


Mi manca perdermi in un mondo che non é il mio, ma che forse spesso mi ha capito molto meglio di quello in cui posso girare a occhi chiusi.

venerdì 1 febbraio 2013

Il GM in tempo di campagna elettorale


Poteva mancare il post scritto dal sedile di un intercity Savona-Milano?
Potevate scamparvelo?
No.
Anche perché mi annoio.
E linguistica francese ha perso come alternativa allo scrivere.
In ogni caso, in questi giorni frenetici di mezzi traslochi, due giorni a casa e due a Milano, spese, ambientamento in nuove camere e vecchie aule universitarie, mi rendo conto che le elezioni stanno arrivando. E che io ho le idee un pelino confuse.

Ora, lungi da me aprire una discussione su vari orientamenti politici, io che potrei argomentarla nello stesso modo in cui Luca Giurato parla del travaso del basilico a Uno Mattina. (Ma c'é ancora? È vivo?)
Ma volevo fare un rapido resoconto di come noi vediamo la politica.
Noi inteso giovani, più o meno maturi, più o meno indipendenti, ma molto più dipendenti (non nel senso lavoratori, ma nel senso che dipendono da mammà)
A mio parere il GM (Giovane Medio) si distingue in due grandi categorie.
Quello che si interessa e quello a cui non frega un cazzo.
Semplice.

E devo ammettere che ne conosco molti di più della seconda categoria.
Di solito la prima categoria non ha nemmeno bisogno di smazzarsi ore di Ballarò, ServizioPubblico, OttoeMezzo e chi più ne ha più ne metta, perché già SA cosa vuole votare. Lo sa da una vita, conoscendo anche la storia e gli orientamenti di ciascun partito. Praticamente conoscevano Renzi da prima che facesse il politico (quindi quando aveva dodici anni), Berlusconi quando aveva ancora i capelli e Bossi quando diceva qualcosa che avesse un senso logico e sintattico (quindi forse mai?).
Sono quelle persone con cui di solito tu, il rincoglionito di turno, non oseresti mai aprire il discorso politico, perché sai già che perderesti in partenza.
Tu che hai in serbo due o tre frasette banali, magari anche tautologiche, per esprimere il tuo punto di vista, vieni travolto dalla retorica perfetta e da citazioni storiche/aneddoti/esempi/dati/tabelle come se non ci fosse un domani, roba che dopo cinque minuti ci rinunci e provi a parlarne con qualcuno che ne capisce meno di te.
L'altra categoria, molto più ampia, comprende la maggior parte dei GM che mi sono capitati a tiro. Nel senso che a qualcuno proprio non frega un cazzo. Che votano cosa vota mamma, (anzi papà, che l'uomo c'ha questa fama di capirsene meglio di politica. E figurati, noi al massimo leggiamo su Marie Claire quando esce l'ultimo modello della borsa di Marc Jacobs) chi ha il cartellone più bello, quello più figo (e qui però é difficile), proprio senza razzismo partitico.
Poi c'é anche il GM a cui non frega un cazzo, ma ha memorizzate nella RAM quelle due o tre nozioni base che lo orientano verso un partito piuttosto che un altro. Quelle imparate a Pontida, ad un comizio del PD, a una riunione dei Verdi (esistono ancora?) o forse da un quarto d'ora di intervista o video su Youtube. E hanno anche la risposta pronta in caso qualcuno intendesse farsi i cazzi loro con la domanda più temuta in tempo di campagna elettorale: "Ah voti Pierpetto e il suo partito per i diritti delle pantegane nella metro di Milano? Interessante, COME MAI?" E lì sbam, di solito uno cade dal pero e balbetta due o tre stronzate, scena che ricorda tanto le mie interrogazioni di letteratura latina al liceo, dove andavo un po' a naso, di improvvisazione.

Poi in realtà mi sento in dovere di aggiungere una terza categoria, che sta un po' in mezzo.
Nella quale io rientro a braccia aperte, a piene mani, alla cieca.
Quella del GM che alla soglia del 23 anni, della laurea, dello stage, dell'imminente lavor…disoccupazione, capisce che sì, forse é il momento di non fare solo il sudoku nell'ultima pagina di Metro ma di leggere anche le pagine prima o - addirittura - comprarsi un giornale e leggersi anche le notizie di attualità.
Quelli che tentano di capirci qualcosa di coalizioni, alleanze, propositi, promesse, debito pubblico, spread, BTP e bund, evasione fiscale, IMU, ICI e altre due o tre siglette.
Ma la missione é tutt'altro che semplice.
Il GM tende a informarsi su Internet. Che fa la sua porca figura, ovviamente. Tranne quando il GM si fa prendere per il naso da notizie false, verosimili, senza andare a verificare le fonti, e le condivide su facebook con forza battagliera, per poi essere smerdato in tempo da zero da chi appartiene alla prima categoria sopracitata.
Allora si passa alla tv.
Che é un bene no, mi dirai.
Ci sono tanti di quei programmi di approfondimento, in questo periodo, che uno potrebbe tranquillamente non staccarsi mai dalla poltrona.
Peccato che tu guardi il programma e non capisci un cazzo.
Tre ore di dibattito in cui sembra di stare all'assemblea d'istituto della prima liceo.
Due o tre che si scannano parlandosi sopra, di cui uno di solito é DiPietro che se anche parla da solo hai difficoltà a distinguere le parole, gli altri che fanno la faccia annoiata e si scaccolano, e mai uno che tiri fuori due dati seri.
Ci sono sempre e solo frasi come "secondo i miei dati.." cioé, ma fammi capire, i dati non sono oggettivi? Non sono l'unica cosa su cui non ci piove?
Non c'era quel famoso detto "La matematica non é un'opinione?"
A quanto pare in politica no.
Così battibeccano per ore e finiscono per insultarsi e mandarsi frecciatine, perdendo per esempio il punto principale, come chessò, la disoccupazione o l'IMU.
Poi ci sarebbero i giornali, che peraltro il GM repelle, a meno che non sia la Gazzetta.

Che sia quindi che il GM non ha grandi speranze?
La solita storia del lamentiamoci pure ma quando bisogna fare qualcosa io non mi sento responsabile?
Non sono una che appoggia la teoria choosy della Fornero, perché vedo quanto in tanti si facciano il culo quadro per avere un lavoro, per tenerselo e per giustificarsi col mondo se si ha voglia di arrivare in alto, chessò a fare un giorno il lavoro dei sogni, guardato con apprensione dai Grandi Capi, quello sguardo da "che tenerezza che mi fai, io il culo di cui non lo sposto finché non ho il pannolone, tu puoi sperare di portarmi il caffè per ancora vent'anni".
Che in questo paese la vecchiaia avanzi, insieme all'avarizia, alla sete di potere, alla preferenza per la via più corta e più furba invece che per il sudore della fronte, lo sapevamo già.
Che i giovani non siano catalogati come risorsa ma come qualcosa da sfruttare, pure.
Ma dall'altra parte tanti GM non riescono a vedere al di là del proprio naso, né vogliono provarci.



Elenchi a caso

Penultimo giorno di febbraio, grigio, smog e traffico. Così ho pensato di bene di resistere alla tentazione di sfanculare il mondo ma ho incanalato tutte le mie energie negative per snocciolare un elenco a casaccio di cose per cui non posso fare a meno di sentirmi viva. E di sorridere.

Visto che oggi per scrivere un articolo avevo bisogno di ispirazione mi sono sparata Via del Campo in loop per tipo due ore, quindi la prima cosa sono le canzoni di Faber, l'odore di salino, camminare sulla spiaggia a piedi nudi, l'abbraccio dei miei quando torno a casa, il profumo della nonna, la soddisfazione di un 30 all'esame per cui avevi studiato come un pazzo, la soddisfazione di un 30 all'esame per cui non avevi studiato un cazzo, il profumo del caffè al mattino, la tua canzone preferita che passa alla radio, una cena con gli amici, il sushi, Claudio Santamaria, l'odore di grigliata nelle sere d'estate, la sudata ogni volta che esco dalla palestra, più distrutta ma soddisfatta, i complimenti per qualcosa che ti riesce bene, un tuo articolo pubblicato, svegliarsi prima della sveglia, le pantofole dopo una serata sui tacchi, le frittate della nonna, una cena di pesce in riva al mare, l'odore di casa dopo mesi fuori, il concerto che volevi da una vita, una sera a teatro, i jeans che desideravi in saldo, il film che volevi vedere da sempre in tv, l'odore di erba bagnata in montagna, trovare dei mirtilli e spappolarseli in bocca durante una passeggiata, le foto vecchie, i diari di quando eri bambina, il mare di Bergeggi, una chiacchierata con un'amica con cui non parlavi da tanto, una sbronza di quelle potenti, una giornata piena che ti lascia quel sapore in bocca di soddisfazione, i miglioramenti visibili in qualcosa che non credevi possibile, il tram che passa nel momento in cui arrivi alla fermata, il cielo azzurro quando apri la finestra al mattino, il profumo di lavatrice, la focaccia di Peisino, le canzoni dei Muse, i ricordi del Liceo, leggere un giornale davanti ad un caffè, la soddisfazione di quando superi i tuoi limiti, la camomilla prima di dormire, gli aperitivi estivi, lo shopping dopo un esame, lo smalto quando non ti si sbecca, la cassa vuota al supermercato, chi ti sorride e ringrazia perché gli hai tenuto la porta aperta, un bambino che ti sorride in coda alla cassa, le vecchie canzoni di Liga che mi ricordano i miei 12 anni, Stefano Accorsi, i film di Tarantino, le mie serie americane preferite, i libri di Ammaniti, andare a mangiare fuori senza averlo programmato, i viaggi in aereo, il treno quando è puntuale, la metro vuota, chi ti aiuta a tirar giù la valigia, le parole belle di un'amica.

E niente, provate a scrivere il vostro. Funziona.

Il breviario del RDM.



Per RDM intendo Regalo Di Merda.
Oggi stavo guidando, e nella profondità dei miei pensieri mi è capitato di pensare a quanti regali di merda ho ricevuto (ma sicuramente anche fatto) nella vita. Ora, mi pare il momento giusto di inserire u disclaimer: non c'è nessun riferimento specifico nel fiume di puttanate che scrivo, quindi se per caso una volta nella vita mi avete regalato una roba che mi fa schifo, non me la prendo con voi. Giuro. Perché probabilmente ho fatto un regalo di merda anche io a voi l'anno dopo.

Bon, detto questo, stavo appunto pensando a ogni ricorrenza, dal Natale al compleanno passando per l'Hannukkah, il mesiversario e l'onomastico. Quante volte abbiamo ricevuto una roba atroce, che non regaleremmo nemmeno a quel professore universitario che ci ha bocciato otto volte all'esame? Quante volte abbiamo fatto regali alla cazzo di cane, con buone intenzioni (o anche no), senza minimamente contare i gusti del destinatario. Lo so che l'avete fatto tutti.

Negli anni ho compreso cosa aborro ricevere come regalo, e cosa gli altri aborrono ricevere. Crediate che non abbia mai visto facce di disgusto (malamente) celate sotto sorrisini di gratitudine quando la mia amica che detesta il rosa si vede arrivare un'accoppiata cappello-sciarpa-guanti rosa cipria con fiocco sul fucsia? Quanti Natali quello zio che non vedi da quando ancora ti scaccolavi in pubblico (non vale per tutti, ho amici che lo fanno con soddisfazione ancora davanti al mondo) ti ha regalato maglioni di merda che hai riciclato all'amico del cuore al compleanno dopo? Quante volte hai visto quel cd dei Modà in offerta, che a te piacciono tanto, e senza battere ciglio lo hai regalato all'amica che ascolta solo i Metallica? (brutta immagine, lo so).

Quindi, dato che pure tra due mesi si avvicina il mio compleanno, voi, amici, parenti, che sarete obbligati dalla buona educazione e da tutto il bene che mi volete a farmi un regalo, beccatevi questi aneddoti e consigli nel mio primo Breviario Dei Regali Di Merda.

1. La trousse dei trucchi. Specificatamente quelle di Pupa. Ne sto collezionando alcune che diventeranno pezzi rari e antichi. Ho ricevuto, nell'ordine: una girandola, una puposka (pupa + matrioska. La genialità), una zebra apribile in venti (ma lì lo sforzo c'è stato, a me piace lo zebrato), una cupola rosa shocking, una mucca, orsetti vari. Questo regalo lo passo solo a mia nonna a cui dico che mi piace tantissimo perchè si impegna un sacco. Agli altri, no. Ci metto otto anni a usarle tutte, e per tutte intendo i colori fattibili, il verde pisello e il lucidalabbra giallo canarino non sono umanamente mettibili. Sappiatelo. Che finisca l'era della trousse. Amen.

2. Se non conoscete bene il destinatario - in questo caso me - andateci piano con i libri. Uno dei miei migliori amici (quello che si scaccola, per chiarirci) l'anno scorso mi ha regalato uno di quei libri della collezione di Tiffany. Non ricordo precisamente il titolo. Io che Tiffany lo vedo solo nel film con la Hepburn. Io che quando ci passo in via della Spiga praticamente mettono un cartello fuori con la mia faccia e scritto "Io non posso entrare". Inutile dire che non l'ho mai letto. Dovrei, solo per dovere di cronaca. Ma so che mi farei del male. Stessa cosa per cui se regalate a Giacomo un romanzo che non sia un thriller o un fantascientifico/fantastico siate certi che non solo non lo leggerà mai, ma potrebbe usarlo come carta igienica. Viceversa, se un giorno mi regalate una copia di otto chili del Signore degli Anelli, vi ci prendo a librate.

3.Le cose di Hello Kitty. Ora, io capisco che tutte noi siamo state bambine. Abbiamo fatto cose che percaritànonricordarmele, abbiamo avuto dubbi gusti come il pantalone a zampa d'elefante, la Nike tamarra e il ciuffo rosa a 14 anni, ma alla veneranda età di quasi 23 anni Hello Kitty non potete sventolarmelo sotto il naso. Ho avuto un portachiavi per la moto suo, una volta. L'ho fatto sparire qualche anno fa.

4. Le polo. Questa è una cosa proprio mia. Sarà che a mia madre piacciono tanto e la prendo sempre in giro sul fatto che sembri una mancata insegnante di ginnastica, che me ne sono messe talmente tante della Fred Perry alle superiori, ma la polo bacchettona proprio non mi va giù.

5. Le paillettes. Questo invece vale per la maggior parte del genere femminile. A meno che io non faccia parte di un circolo di Burlesque, o abbia una festa di carnevale imminente, la paillette no. Nel suo viscido lucidume non si riesce ad abbinare con una mazza, fa subito vicoli di via Pré se usata senza parsimonia e, se la destinataria ha passato i 15 anni da un pezzo, fa tanto ritorno alla gioventù mancata.

6. Il peluche. Teneri a dieci anni, romantici a 15, carini a 18. Li ho apprezzati, e guardo con tenerezza anche l'esercito di Cuccioli, pinguini, asinelli, Winnie the Pooh giganti, foche, coniglietti, Wall-e (sì, anche lui) che ho sull'ultima mensola della libreria (roba che se entrate in camera mia sembra di stare nel magico mondo di Barbie) ma dopo una certa età sono superati. Quindi, in generale, se ormai il tempo dei mesiversari e del "ti vuoi mettere con me?" è finito da un pezzo, glissiamo sul peluche.

Alla fine di questa (tutto sommato corta) lista di regali che sono proprio NO, ci sono tanti ma tanti regali che si possono fare (non solo a me, sto diffondendo il verbo, ma se volete a me io non mi lamento), alcuni vanno anche a seconda del grado di conoscenza: dei biglietti per il teatro, una cornice con una foto, un libro ben scelto (ricordo per chi se lo fosse perso, per me NO fantascienza, per dire eh), un massaggio (e qui chi si deve sentire in colpa CI SI SENTA), quella borsetta di H&M che dico sempre che la adoro ma non me la compro mai, un phon nuovo (questo a me che il mio ormai soffia aria tiepida, roba che il bue del presente scalda di più), un buono da Zara (per questo vi bacerei sulla fronte con schiocco molto rumoroso), una cena fuori, un corso di fotografia (se il destinatario non sa manco usare la Kodak con ancora il rullino forse no), un mazzo di fiori, una crema per il corpo, se proprio mi volete un sacco bene fate una colletta e aiutatemi a cambiare la Atos. Bon. Mi sembra di aver detto tutto.

Ma voi, che RDM avete ricevuto?

Assenze fisiche e mentali


Un mese e qualche spicciolo da quando ho rimesso piede in suolo italiano e ancora ho un sentimento dolceamaro, come se da una parte ancora aspettassi il giorno in cui riprenderò quell'aereo, quel pullman e mi farò scaricare di nuovo alla stazione del pullman di Albany.
Sapete che sono una persona malinconica, che vive di ricordi, magari una manciata di rimorsi ma davvero pochi rimpianti.

In tutto questo Marina é tornata lì, ogni giorno posso vedere come se la cava senza di noi, senza di me, in quel dormitorio dove qualcuno dorme nel mio letto, ha appeso foto sul mio muro, sta impregnando la mia stanza di un odore che non é il mio.
Che presuntuoso il genere umano. Quella stanza, prima di me, sarà stata occupata da decine di studenti, eppure la sento mia quasi più di quella di casa.
Quante decisioni, quante chiacchiere, quanti sogni, quante paranoie, quante sveglie stropicciate, quanti notte brave addormentata vestita, quanto odore di cinese é rimasto quella volta che ero talmente stanca che alle cinque del mattino l'ho portato in camera, mentre la mia coinquilina dormiva. [Che coinquilina di merda, che sono]
Quante docce fatte di corsa, dieci minuti prima di uscire, con una mano impegnata a mettermi il mascara e l'altra a reggere il phon.
Quante notti piene di impegno nel trovare la serratura, a farmi shh da sola mentre cercavo di cambiarmi al buio all'alba per non svegliarla.
Quante confidenze, fatte da menti diverse, da culture diverse, che poi alla fine si assomigliano tutte.
Quanti sogni, speranze, paure condivise, sempre le stesse. Che tu abbia vent'anni in Spagna, in Italia, in Irlanda o in Brasile, li porti allo stesso modo.
Dicevo, vedo Ma che mi manda foto su snapchat [la trovata dell'anno] immersa nelle lenzuola zebrate che le ho lasciato, che va alla lezione di zumba a cui andavamo insieme, che beve una birra ad DeJohn's e, anche solo per una giornata, vorrei avere il dono dell'ubiquità. Spostarmi lì, fare finta che nulla sia cambiato, e continuare il semestre nella 306.

Percepisco l'assenza fisica, materiale, dei suoi abbracci, del suo profumo ogni volta che si stava insieme a chiacchierare. Mi manca l'assenza fisica del suono della risata di Sara, della sua energia, del suo saltellare allegro, della sua voglia di fare e di mediare, quella voglia di mediare che a me é sempre mancata, io spirito inquieto e battagliero che non sono altro. Mi manca l'assenza fisica di Marina che é sempre in grado di rassicurarti, di farti sentire che sí, andrà davvero tutto bene. Che tante volte le cose vanno prese alla leggera, cosa che io riesco a fare davvero male. Mi manca l'assenza fisica di Alice e della sua praticità, delle innumerevoli chiacchierate sulle scale, del continuo confronto tra li e qui, tra quello che ci aspettavamo prima di partire e quello che abbiamo davvero trovato qui.
Mi manca il sorriso di Lorraine, quello dolce, quello timido all'inizio ma ripieno di un affetto genuino.
Mi manca anche sentirmi rincoglionita le prime settimane, quando preferivo stare zitta durante una chiacchierata a cena piuttosto che sbagliare il verbo in una frase.
Mi mancano le voci di tutti, gli accenti che ho sempre fatto una fatica boia a capire, i modi di dire.
Degli Stati Uniti mi manca il modo di vivere la vita più rilassato e più impegnato allo stesso tempo.
Mi manca quella noncuranza del giudizio altrui che qui ci impregna fino a farci soffocare.
Mi manca quell'orgoglio di camminare per strada per quello che si é, non per quello che si indossa o per il taglio di capelli.
Mi manca quella voglia di scoprirsi dentro perché del fuori poco interessa.
Mi manca quella curiosità che le persone hanno per il diverso, per il nuovo, lo straniero.
Alla fine cosa é davvero diverso, straniero, nel paese che ha più radici e allo stesso tempo non ne ha?
Nel paese che vive di differenze e le esalta?
Mi manca tantissimo quel genere di gentilezza e cortesia genuine che le persone hanno nel sangue.
Mi manca scontrare qualcuno col carrello da Walmart, chiedere scusa e sentirmi rispondere col sorriso che non importa.
Ho preso per sbaglio il carrello di una signora all'Esselunga a Milano, la settimana scorsa, [vuoto, n.b.] e ha pensato che volessi rubarle l'euro che c'era dentro. Le ho chiesto scusa ridendo, perché avevo fatto confusione.
Lei non mi ha nemmeno guardata, si é ripresa il carrello ed é filata via, convinta che fossi una poco di buono.
Sai com'é, anche il capello tinto di rosso alla sciura milanese un po' sa di pericoloso.
Scusate, questa mi é proprio scappata.
In ogni caso, dicevo che mi manca quel rispetto per il prossimo che qui non abbiamo.
Certo, ogni paese ha le sue piaghe e contraddizioni, l'America ha da fare i conti con tutte le ferite aperte causate dalla lobby delle armi e dal sentimento nazionalista insito nelle tradizioni. Ma le persone hanno allo stesso tempo un senso di solidarietà che qui noi ce lo sogniamo, qui, nel paese dove nessuno fa niente per niente.
Mi manca l'ospitalità che ho ricevuto, da persone che mi hanno aperto la loro casa per il Thanksgiving senza avermi mai vista prima.
Mi manca l'accortezza delle persone che aprono una porta prima di te in università che te la tengono aperta per farti passare.
Mi mancano gli studenti che ringraziano l'autista del bus del college ogni santa mattina.
E lui che saluta tutti, fa fermate apposta per chi glielo chiede.
Mi mancano i professori che trattano gli studenti come individui pensanti, con cui instaurano un rapporto più profondo rispetto a quello faccia faccia un'aula universitaria.
Mi manca la signora della mensa che si ricorda chi sei, ti fa i complimenti per un maglione nuovo e ti dice quanto é bella la mattinata di sole che si vede dalle ampie vetrate della Dining Hall.


Mi manca perdermi in un mondo che non é il mio, ma che forse spesso mi ha capito molto meglio di quello in cui posso girare a occhi chiusi.

Il GM in tempo di campagna elettorale


Poteva mancare il post scritto dal sedile di un intercity Savona-Milano?
Potevate scamparvelo?
No.
Anche perché mi annoio.
E linguistica francese ha perso come alternativa allo scrivere.
In ogni caso, in questi giorni frenetici di mezzi traslochi, due giorni a casa e due a Milano, spese, ambientamento in nuove camere e vecchie aule universitarie, mi rendo conto che le elezioni stanno arrivando. E che io ho le idee un pelino confuse.

Ora, lungi da me aprire una discussione su vari orientamenti politici, io che potrei argomentarla nello stesso modo in cui Luca Giurato parla del travaso del basilico a Uno Mattina. (Ma c'é ancora? È vivo?)
Ma volevo fare un rapido resoconto di come noi vediamo la politica.
Noi inteso giovani, più o meno maturi, più o meno indipendenti, ma molto più dipendenti (non nel senso lavoratori, ma nel senso che dipendono da mammà)
A mio parere il GM (Giovane Medio) si distingue in due grandi categorie.
Quello che si interessa e quello a cui non frega un cazzo.
Semplice.

E devo ammettere che ne conosco molti di più della seconda categoria.
Di solito la prima categoria non ha nemmeno bisogno di smazzarsi ore di Ballarò, ServizioPubblico, OttoeMezzo e chi più ne ha più ne metta, perché già SA cosa vuole votare. Lo sa da una vita, conoscendo anche la storia e gli orientamenti di ciascun partito. Praticamente conoscevano Renzi da prima che facesse il politico (quindi quando aveva dodici anni), Berlusconi quando aveva ancora i capelli e Bossi quando diceva qualcosa che avesse un senso logico e sintattico (quindi forse mai?).
Sono quelle persone con cui di solito tu, il rincoglionito di turno, non oseresti mai aprire il discorso politico, perché sai già che perderesti in partenza.
Tu che hai in serbo due o tre frasette banali, magari anche tautologiche, per esprimere il tuo punto di vista, vieni travolto dalla retorica perfetta e da citazioni storiche/aneddoti/esempi/dati/tabelle come se non ci fosse un domani, roba che dopo cinque minuti ci rinunci e provi a parlarne con qualcuno che ne capisce meno di te.
L'altra categoria, molto più ampia, comprende la maggior parte dei GM che mi sono capitati a tiro. Nel senso che a qualcuno proprio non frega un cazzo. Che votano cosa vota mamma, (anzi papà, che l'uomo c'ha questa fama di capirsene meglio di politica. E figurati, noi al massimo leggiamo su Marie Claire quando esce l'ultimo modello della borsa di Marc Jacobs) chi ha il cartellone più bello, quello più figo (e qui però é difficile), proprio senza razzismo partitico.
Poi c'é anche il GM a cui non frega un cazzo, ma ha memorizzate nella RAM quelle due o tre nozioni base che lo orientano verso un partito piuttosto che un altro. Quelle imparate a Pontida, ad un comizio del PD, a una riunione dei Verdi (esistono ancora?) o forse da un quarto d'ora di intervista o video su Youtube. E hanno anche la risposta pronta in caso qualcuno intendesse farsi i cazzi loro con la domanda più temuta in tempo di campagna elettorale: "Ah voti Pierpetto e il suo partito per i diritti delle pantegane nella metro di Milano? Interessante, COME MAI?" E lì sbam, di solito uno cade dal pero e balbetta due o tre stronzate, scena che ricorda tanto le mie interrogazioni di letteratura latina al liceo, dove andavo un po' a naso, di improvvisazione.

Poi in realtà mi sento in dovere di aggiungere una terza categoria, che sta un po' in mezzo.
Nella quale io rientro a braccia aperte, a piene mani, alla cieca.
Quella del GM che alla soglia del 23 anni, della laurea, dello stage, dell'imminente lavor…disoccupazione, capisce che sì, forse é il momento di non fare solo il sudoku nell'ultima pagina di Metro ma di leggere anche le pagine prima o - addirittura - comprarsi un giornale e leggersi anche le notizie di attualità.
Quelli che tentano di capirci qualcosa di coalizioni, alleanze, propositi, promesse, debito pubblico, spread, BTP e bund, evasione fiscale, IMU, ICI e altre due o tre siglette.
Ma la missione é tutt'altro che semplice.
Il GM tende a informarsi su Internet. Che fa la sua porca figura, ovviamente. Tranne quando il GM si fa prendere per il naso da notizie false, verosimili, senza andare a verificare le fonti, e le condivide su facebook con forza battagliera, per poi essere smerdato in tempo da zero da chi appartiene alla prima categoria sopracitata.
Allora si passa alla tv.
Che é un bene no, mi dirai.
Ci sono tanti di quei programmi di approfondimento, in questo periodo, che uno potrebbe tranquillamente non staccarsi mai dalla poltrona.
Peccato che tu guardi il programma e non capisci un cazzo.
Tre ore di dibattito in cui sembra di stare all'assemblea d'istituto della prima liceo.
Due o tre che si scannano parlandosi sopra, di cui uno di solito é DiPietro che se anche parla da solo hai difficoltà a distinguere le parole, gli altri che fanno la faccia annoiata e si scaccolano, e mai uno che tiri fuori due dati seri.
Ci sono sempre e solo frasi come "secondo i miei dati.." cioé, ma fammi capire, i dati non sono oggettivi? Non sono l'unica cosa su cui non ci piove?
Non c'era quel famoso detto "La matematica non é un'opinione?"
A quanto pare in politica no.
Così battibeccano per ore e finiscono per insultarsi e mandarsi frecciatine, perdendo per esempio il punto principale, come chessò, la disoccupazione o l'IMU.
Poi ci sarebbero i giornali, che peraltro il GM repelle, a meno che non sia la Gazzetta.

Che sia quindi che il GM non ha grandi speranze?
La solita storia del lamentiamoci pure ma quando bisogna fare qualcosa io non mi sento responsabile?
Non sono una che appoggia la teoria choosy della Fornero, perché vedo quanto in tanti si facciano il culo quadro per avere un lavoro, per tenerselo e per giustificarsi col mondo se si ha voglia di arrivare in alto, chessò a fare un giorno il lavoro dei sogni, guardato con apprensione dai Grandi Capi, quello sguardo da "che tenerezza che mi fai, io il culo di cui non lo sposto finché non ho il pannolone, tu puoi sperare di portarmi il caffè per ancora vent'anni".
Che in questo paese la vecchiaia avanzi, insieme all'avarizia, alla sete di potere, alla preferenza per la via più corta e più furba invece che per il sudore della fronte, lo sapevamo già.
Che i giovani non siano catalogati come risorsa ma come qualcosa da sfruttare, pure.
Ma dall'altra parte tanti GM non riescono a vedere al di là del proprio naso, né vogliono provarci.