sabato 30 marzo 2013

Nel posto dove vivo

Devo parlarvi di Barcellona. Delle meraviglie che ho visto attraverso gli occhi di chi ci vive e non da chi è in vacanza. Dei profumi, degli odori, dei colori, del vento caldo, del colore del mare.

Ma, tornando, pensavo alle differenze tra il mondo che ho costruito nella mia testa, fin da quando ne ho ricordi, e il mondo dove ogni giorno metto piede, in precario equilibrio.

Pensavo che nel mondo che immaginavo da bambina, quello in cui la parola "governo" era solo la prima persona singolare del verbo che usavo per amministrare il mio regno di bambole, peluches, capricci e Piccini Picciò (darei un rene per giocarci ancora), le cose non andrebbero proprio come vanno ora.
Nel mondo dove la mia elastica mente prepuberale vorticava felice io pensavo a salvare tutti i miei peluches da un pseudo diluvio/incendio/terremoto universale, mettendoli in salvo tutti sul mio letto.
Con sdraiata mia nonna.
La ricoprivo di un manto di pelosi polverosi che pora donna come ha fatto a non odiarmi.
Nel mondo dove i miei pensieri di bambina ancora vivono lo spreco era orrore, in quel mondo dove mi hanno insegnato che le cose si buttano se si deve, non se non si vogliono più come un giocattolo vecchio.
Nel mondo dei miei occhi di bimba i più deboli, che al tempo erano proprio i peluches, magari anche quelli un po' più bruttini e spelacchiati, andavano aiutati, abbracciati, protetti.


E si vede che il mondo dove la mia mente turbolenta ancora viaggia indisturbata è il contrario di quello dove mi trovo a passeggiare ogni giorno.
Nel posto dove vivo le manifestazioni si fanno in piazza per supportare quattro assassini che hanno ammazzato di botte un ragazzo. Un ragazzo che forse era ubriaco, forse aveva fumato uno spinello, forse aveva sbagliato qualcosa, come tutti noi sbagliamo qualcosa. Un ragazzo che subito dopo la prima autopsia, coperto di sangue, si dava per morto per "conseguenze di alcool e droga", che notoriamente ti aprono ferite mortali in testa.
Nel posto dove vivo i politici dei partiti che io, noi, paghiamo, manifestano per quattro assassini sotto il comune dove la mamma della vittima lavora.
Nel posto dove vivo questi quattro poliziotti che vorrei ribadire sono in ogni caso assassini tanto quanto  il nostro Pistorius additato come un mostro, sono incoraggiati da molti perchè non scontino nemmeno sei mesi in carcere.

Nel posto dove vivo pubblicità di stracci per pulire sono ritenute indecenti e schifose, che ricordano o addirittura inneggiano il femminicidio.
Nel posto dove vivo ci indigniamo per una pubblicità che fa sorridere ma non per le prostitute minorenni pagate da padri di famiglia, vecchi, di cui alcuni anche pagati di nuovo da noi, che ci governano.
Nel posto dove vivo ci battiamo per far rimuovere questa pubblicità ma ci schifa la rumena picchiata perchè "ste cazzo di zingare che schifo".

Nel posto dove vivo non si scende in piazza per la pace, la musica, l'arte, l'amore, la cultura che sta cadendo a pezzi, l'istruzione, la sanità.
Nel posto dove vivo si scende in piazza per manifestare contro la giustizia.
Non per la giustizia. Contro.
Nel posto dove vivo un condannato per un reato caduto in prescrizione non è un pezzo di merda delinquente ma un povero uomo vittima di una giustizia cattiva che gli fa la bua.
Nel posto dove vivo essere amici di mafiosi non è un problema, purché uno sia bibliofilo. (Recentemente ha pure citato Plutarco)

Nel posto dove vivo chi è indagato per le stragi di mafia del 92-93 telefona al Capo Dello Stato per farsi spostare di Procura, e la gente si arrabbia perchè si sente la voce di Napolitano al telefono, non perchè è un favoritismo ingiusto, irreale, immotivato.

Nel posto dove vivo intasiamo bacheche di avvisi di cani e gatti abbandonati, maltrattati, malati, mentre in casa abbiamo pellicce, borse di pelle, mocassini di coccodrillo.
Nel posto dove vivo siamo animalisti e ambientalisti, ma poi vogliamo il TAV.
Nel posto dove vivo amiamo più gli animali delle persone.
Con convinzione.
Con rabbia.
Nel posto dove vivo non si riesce a considerare un animale un essere vivente degno di rispetto ma a sua volta degno di un rispetto diverso da quello riservato ad un essere umano.
Nel posto dove vivo la pietà per l'essere umano va sfumandosi.

Nel posto dove vivo si difende la famiglia.
Ma solo quella che ci fa comodo.
Nel posto dove vivo difende la famiglia chi ha tre mogli, due divorzi, una decina di figli e va a troie.
Nel posto dove vivo chi si ama da una vita ma non crede nel matrimonio è un poveraccio e non merita niente.
Nel posto dove vivo c'è ancora gente che si permette di decidere su cosa gli altri debbano fare col loro culo.
Nel posto dove vivo io sono volgare in questo post, ma tutti i parlamentari che dormono, giocano all'ipad, si insultano in parlamento, non lo sono.
Nel posto dove vivo chi vuole morire dignitosamente non può.
Nel posto dove vivo la religione dovrebbe significare amore e invece significa spesso chiusura mentale.

Il mio mondo al contrario è davvero molto più bello di così.
Dovreste farci un salto, ogni tanto.

sabato 16 marzo 2013

Venti di cambiamento (ma anche aliti di putrefazione)

Dovrei scrivere l'indice della tesi.
Ma oggi sono talmente in fermento che mi tocca segnarmi queste giornate di infervoramento sociale che mi divora e scriverci su.
Settimana densa di cambiamenti, per chi se li fosse persi: abbiamo un nuovo papa, abbiamo un presidente della Camera, tra poco forse anche uno del Senato, ho scritto la prima pagina di tesi.
Insomma, sono tutte cose da ricordare.
Ma andiamo per ordine.
Chi mi conosce sa che io sto alla Chiesa (e badate bene che esiste una differenza tra Chiesa e religione/spiritualità/divino/varieedeventuali) quanto Giovanardi sta ai gay la Satanché sta all'invecchiamento naturale. Ho eliminato la roba di Giovanardi perché non sono così spregevole. Forse.
Comunque, dicevo che non è che io mi lasci stregare spesso da messe, discorsi papali e omelie, ma mi sono ovviamente ritrovata davanti al televisore nel momento in cui hanno eletto lui, Horge, che chiamo per nome perché già lo sento amico, Francesco.
Va bene, avrò anche la lacrima facile, ma quest'uomo, spoglio dell'ostentazione della ricchezza a cui siamo sempre stati abituati, con quella sua parlata morbida, fluida (mi spiace, ma molto più affascinante di quella meccanica di Bene), la sua battuta che ha fatto sorridere mezzo Paese, la sua foto che circola per tutta la rete di lui in metropolitana (con anche un pelo pelissimo di scazzo perché sarà stata come la verde quando si passa da Cadorna) ha preso il mio arido cuore per la mano e mi ha commossa. Non che la mia concezione di Chiesa in realtà sia cambiata, ma il capo di una delle potenze più influenti del mondo e (purtroppo) del nostro Paese, sia più a misura di noi, degli uomini e delle donne che camminano per strada tutti i giorni, che dimostri che sì, anche lassù in alto si è disposti a fare dei sacrifici, che forse non tutti vogliono sempre e solo prenderci per il culo, un segnale di speranza lo dà.
Volevo solo dire una cosa agli indignati per il suo essere contrario ai matrimoni gay: ragazzi, sarà anche tollerante, moderno, avanguardista, ma è pur sempre il Papa. Capo di quella chiesa che ancora non digerisce il preservativo, capite? Non l'hanno preso a un concerto di Lady Gaga, era un po' scontato che avesse qualche riserva sul matrimonio omosessuale. L'indignazione dovrebbe indirizzarsi non tanto tantissimo a lui, ma alle istituzioni laiche. Al nostro Paese, laico. A chi ci governa, che è colui che dovrebbe invece essere pro matrimonio omosessuale. Ma che ve lo dico a fa'.

Oggi in tv, dopo il discorso dell'onorevole Boldrini, Presidente della Camera, Lupi ha detto che si è dimenticata una roba fondamentale. La famiglia. Grazie al quale si può dare lavoro ai giovani (?). Si è dimenticato non una famiglia gay. Perché a suo parere quella invece non è una famiglia. Mica conterà l'amore, in famiglia, no? Il voler stare insieme, costruire un futuro. No.
Brunetta ha definito la Boldrini come in mezzo ad "una fase confusa, barbara" Ora, tranquillizzandoci sul fatto che Brunetta è l'eccezione che conferma la regola che nella botte piccola sta il vino buono, mi soffermerei su quel "barbara".
Prima di tutto bisognerebbe assicurarsi che l'acustica sia buona in Parlamento, perché non sono certa che Brunetta abbia ascoltato lo stesso discorso che ho sentito io.
Avrei in mente davvero moltissimi aggettivi per il discorso della Boldrini, tra cui avanguardista, pacato, commovente, dotato di un italiano corretto, ma non barbaro. Come qualcuno oggi mi ha suggerito, questi individui non hanno nemmeno l'onestà intellettuale per complimentarsi con un avversario, per applaudire ad un successo che non è semplicemente la loro "piccola sconfitta" ma una vittoria per tutto il paese.
Una vittoria per la speranza di un paese stanco, con le palle dilaniate da le innumerevoli balle che per anni e anni ha dovuto sentirsi raccontare, un paese che vede suicidi quasi ogni giorno, che vede scandali, mazzette, processi come fossero ordinaria amministrazione. Un paese in cui chi si fa il culo si è sempre visto scavalcare dal più furbo, un paese sprofondato nelle acque torbide di una politica corrotta, venduta, comprata, patteggiata, e le parole del Presidente, che seppur ancora solo parole, prometto trasparenza in questa nuova politica, come fanno a suonare barbare, Renato?
Siamo proprio sicuri che non lasciare gente morire in mare sia una cosa barbara?
Nessuno qui sta giustificando atti di criminalità di stranieri, Renato. C'è una bella differenza, lo sai? Tra punire chi commette un crimine, e magari anche rimandarlo in carcere nel suo paese, e lasciarlo morire.
Forse non tutti abbiamo la sottigliezza di capirla, questa differenza.
Siamo sicuri che definire la nostra Costituzione come "la più bella del mondo" sia barbaro?
Dire che la politica dovrebbe tornare ad essere una speranza ed una passione è confuso, Renato?

Mi sono lasciata una perla per il finale.
A me leggere gli articoli di Libero mi fa sempre un gran cagare ridere.
Però poi mi incoraggio, da sola.
Se in giro c'è gente che scrive così, posso farcela anche io, un giorno.
Comunque, subito dopo il discorso alla Camera, Libero titola così:


COMUNISTI AL POTERE

La Boldrini è presidente della Camera ora Vendola ha il suo "contentino": una "rossa" a difesa degli immigrati

Che mi viene anche da pensare: se difendere i diritti umani vuol dire essere comunista, vado a comprarmi una maglietta del Che. 
Con la loro rinomata eleganza sbattono nell'articolo frasi che dovrebbero rendere spregevole il concetto di ricordare i morti in mare, di battersi per il diritti civili di tutti, per i rifugiati di guerra o politici, per chi chiede asilo. E la tristezza è che Libero non è il mio blog, che non se lo caga nessuno se non i miei o chi forzo a leggerlo (Ciao Giacomo!) ma è un giornale che forma l'opinione pubblica. 
La gente mi chiede perché voglio diventare parte di un sistema mediatico così cattivo, subdolo, manipolatore, in cui le palle non devi avercele quadre ma cubiche, e io rispondo che un po' mi piacerebbe cambiarlo. La presunzione di migliorare le cose non mi manca. Sarà un difetto?
Probabile.
Ma tanto son testarda e non mollo.




domenica 3 marzo 2013

Nuovi territori del bruciamento di ciccia


Da gennaio in poi parte ogni anno la solita corsa alla prova costume, la prova pantaloncino di pizzo, la prova canottierina scollata, quella che fa dannare milioni di donne, guardando con ansia bovina il calendario quando ormai si galoppa verso metà marzo e si hanno sulle spalle cosce svariati cuscinetti di ciccia non graditi. Che tu sia grassa quanto un fil di ferro ma ti veda come la sorella gemella che Ferrara non ha mai avuto, che tu sia fatta a forma di pera, che tu abbia il triplo mento come Peter Griffin, che tu abbia degli sbalzi di peso come Britney Spears nei tempi migliori, poco importa, le pugnette mentali ti accompagneranno sempre e per sempre, l’unica cosa di cui ho la certezza che abbia vita eterna è quindi la pugnetta sul peso. Che fare quindi?
Non voglio cadere nel banale proponendovi la dieta degli ultimi due mesi, dove sgranocchi miglio come le mie antiche cocorite (pace all’anima loro), ciucci un kiwi a cena e sostieni anche a gran voce di seguire una dieta equilibrata. Perché no, una dieta in cui salti i pasti, ti ingozzi anche di due barrette proteiche a metà pomeriggio e ingurgiti due o tre lassativi alla sera come fossero caramelle tuttiigusti+1 non è una dieta equilibrata, non lasciatevi convincere.
Nemmeno la fettina impanata di seitan, vegana al duemila percento, che sa di cartone gommoso, non è una grande alternativa. E per finire dichiarate guerra anche voi al tofu, che io sono sicura sia stucco di imbianchino spacciato per alimento vegano e salutare.

Quindi, sorvolando su tutto questo, volevo parlare del nuovo modo con cui esemplari di sesso femminile di tutto il mondo scuotono felici anche e bacini, sudando come in spiaggia a Riccione il 15 agosto, la faccia paonazza e i capelli incollati alla faccia come dopo una doccia. 

Volevo introdurvi tutti nel meraviglioso mondo della zumba.
L’approccio a zumba è semplice, poco impegnativo, ti senti una valletta di Passaparola in dieci secondi senza mai essere passata per i corridoi di zoccoland..di Mediaset.
Non necessiti di particolare abbigliamento, tanto in ogni caso sarai solo tu e un altro branco di irriducibili, in un range di età che va dai 20 ai 60. Inutile dire che se sei più verso i 20 hai anche il vantaggio di sentirti meglio di una ballerini di Amici.
Comunque, avendo io provato svariati corsi, posso assicurarvi che quelli tenuti dal manzo di turno sono decisamente più interessanti. Non tanto per lui, che nonostante in alcuni casi sia anche parecchio caruccio da osservare da dietro, ti guarda come un vegetariano guarderebbe un hamburger, ma perché l’approccio dell’uomo alla zumba è molto più goliardico. (E come non potrebbe, quando ci sono in gioco esseri pelomuniti tutto lo è)
Per farvi qualche esempio, con l’istruttore maschio si può (e si deve) nell’ordine: interrompere un pezzo per farselo tutto girando a braccetto come nelle sagre di paese, urlare “zumba!!1!” con grande entusiasmo alla fine di un passo, accompagnare ogni balletto da urletti incitatori, fare finta di suonare una chitarra mentre si alza la gamba verso la spalla, sentirsi dire “forza ragazze, shakerate quei sederi!!1!”. Nulla di più esilarante.

Sono quelle lezioni in cui ritrovi alla mezz’ora con la canottiera che sembra uscita fresca di lavatrice, i ciuffi di capelli incollati al collo e alla faccia, la bocca secca e la temperatura interna di 58 gradi con umidità al 99%. Ma non importa, perché al successivo “zumbaaaa!” dell’istruttore vedrai la signora accanto a te che scuote le tette come nel pezzo di Burlesque più in voga del momento, e non vorresti mai fare la figura del pesce lesso, a nemmeno 23 anni.
(In una delle palestre che ho provato avevo sempre accanto una donna sulla quarantina, bionda e liscia, palestrata al punto giusto, che non sbagliava mai un passo. Mi dava una merda incredibile. Soprannominata J.Lo per la pettinatura a codini che molto spesso sfoggiava)

Insomma, la zumba è l’ultima frontiera del sudore, per farti tornare a casa senza polmoni ma con l’animo leggero. E la cosa bella è che fa bene anche all’umore.
Provare per credere. 

Nel posto dove vivo

Devo parlarvi di Barcellona. Delle meraviglie che ho visto attraverso gli occhi di chi ci vive e non da chi è in vacanza. Dei profumi, degli odori, dei colori, del vento caldo, del colore del mare.

Ma, tornando, pensavo alle differenze tra il mondo che ho costruito nella mia testa, fin da quando ne ho ricordi, e il mondo dove ogni giorno metto piede, in precario equilibrio.

Pensavo che nel mondo che immaginavo da bambina, quello in cui la parola "governo" era solo la prima persona singolare del verbo che usavo per amministrare il mio regno di bambole, peluches, capricci e Piccini Picciò (darei un rene per giocarci ancora), le cose non andrebbero proprio come vanno ora.
Nel mondo dove la mia elastica mente prepuberale vorticava felice io pensavo a salvare tutti i miei peluches da un pseudo diluvio/incendio/terremoto universale, mettendoli in salvo tutti sul mio letto.
Con sdraiata mia nonna.
La ricoprivo di un manto di pelosi polverosi che pora donna come ha fatto a non odiarmi.
Nel mondo dove i miei pensieri di bambina ancora vivono lo spreco era orrore, in quel mondo dove mi hanno insegnato che le cose si buttano se si deve, non se non si vogliono più come un giocattolo vecchio.
Nel mondo dei miei occhi di bimba i più deboli, che al tempo erano proprio i peluches, magari anche quelli un po' più bruttini e spelacchiati, andavano aiutati, abbracciati, protetti.


E si vede che il mondo dove la mia mente turbolenta ancora viaggia indisturbata è il contrario di quello dove mi trovo a passeggiare ogni giorno.
Nel posto dove vivo le manifestazioni si fanno in piazza per supportare quattro assassini che hanno ammazzato di botte un ragazzo. Un ragazzo che forse era ubriaco, forse aveva fumato uno spinello, forse aveva sbagliato qualcosa, come tutti noi sbagliamo qualcosa. Un ragazzo che subito dopo la prima autopsia, coperto di sangue, si dava per morto per "conseguenze di alcool e droga", che notoriamente ti aprono ferite mortali in testa.
Nel posto dove vivo i politici dei partiti che io, noi, paghiamo, manifestano per quattro assassini sotto il comune dove la mamma della vittima lavora.
Nel posto dove vivo questi quattro poliziotti che vorrei ribadire sono in ogni caso assassini tanto quanto  il nostro Pistorius additato come un mostro, sono incoraggiati da molti perchè non scontino nemmeno sei mesi in carcere.

Nel posto dove vivo pubblicità di stracci per pulire sono ritenute indecenti e schifose, che ricordano o addirittura inneggiano il femminicidio.
Nel posto dove vivo ci indigniamo per una pubblicità che fa sorridere ma non per le prostitute minorenni pagate da padri di famiglia, vecchi, di cui alcuni anche pagati di nuovo da noi, che ci governano.
Nel posto dove vivo ci battiamo per far rimuovere questa pubblicità ma ci schifa la rumena picchiata perchè "ste cazzo di zingare che schifo".

Nel posto dove vivo non si scende in piazza per la pace, la musica, l'arte, l'amore, la cultura che sta cadendo a pezzi, l'istruzione, la sanità.
Nel posto dove vivo si scende in piazza per manifestare contro la giustizia.
Non per la giustizia. Contro.
Nel posto dove vivo un condannato per un reato caduto in prescrizione non è un pezzo di merda delinquente ma un povero uomo vittima di una giustizia cattiva che gli fa la bua.
Nel posto dove vivo essere amici di mafiosi non è un problema, purché uno sia bibliofilo. (Recentemente ha pure citato Plutarco)

Nel posto dove vivo chi è indagato per le stragi di mafia del 92-93 telefona al Capo Dello Stato per farsi spostare di Procura, e la gente si arrabbia perchè si sente la voce di Napolitano al telefono, non perchè è un favoritismo ingiusto, irreale, immotivato.

Nel posto dove vivo intasiamo bacheche di avvisi di cani e gatti abbandonati, maltrattati, malati, mentre in casa abbiamo pellicce, borse di pelle, mocassini di coccodrillo.
Nel posto dove vivo siamo animalisti e ambientalisti, ma poi vogliamo il TAV.
Nel posto dove vivo amiamo più gli animali delle persone.
Con convinzione.
Con rabbia.
Nel posto dove vivo non si riesce a considerare un animale un essere vivente degno di rispetto ma a sua volta degno di un rispetto diverso da quello riservato ad un essere umano.
Nel posto dove vivo la pietà per l'essere umano va sfumandosi.

Nel posto dove vivo si difende la famiglia.
Ma solo quella che ci fa comodo.
Nel posto dove vivo difende la famiglia chi ha tre mogli, due divorzi, una decina di figli e va a troie.
Nel posto dove vivo chi si ama da una vita ma non crede nel matrimonio è un poveraccio e non merita niente.
Nel posto dove vivo c'è ancora gente che si permette di decidere su cosa gli altri debbano fare col loro culo.
Nel posto dove vivo io sono volgare in questo post, ma tutti i parlamentari che dormono, giocano all'ipad, si insultano in parlamento, non lo sono.
Nel posto dove vivo chi vuole morire dignitosamente non può.
Nel posto dove vivo la religione dovrebbe significare amore e invece significa spesso chiusura mentale.

Il mio mondo al contrario è davvero molto più bello di così.
Dovreste farci un salto, ogni tanto.

Venti di cambiamento (ma anche aliti di putrefazione)

Dovrei scrivere l'indice della tesi.
Ma oggi sono talmente in fermento che mi tocca segnarmi queste giornate di infervoramento sociale che mi divora e scriverci su.
Settimana densa di cambiamenti, per chi se li fosse persi: abbiamo un nuovo papa, abbiamo un presidente della Camera, tra poco forse anche uno del Senato, ho scritto la prima pagina di tesi.
Insomma, sono tutte cose da ricordare.
Ma andiamo per ordine.
Chi mi conosce sa che io sto alla Chiesa (e badate bene che esiste una differenza tra Chiesa e religione/spiritualità/divino/varieedeventuali) quanto Giovanardi sta ai gay la Satanché sta all'invecchiamento naturale. Ho eliminato la roba di Giovanardi perché non sono così spregevole. Forse.
Comunque, dicevo che non è che io mi lasci stregare spesso da messe, discorsi papali e omelie, ma mi sono ovviamente ritrovata davanti al televisore nel momento in cui hanno eletto lui, Horge, che chiamo per nome perché già lo sento amico, Francesco.
Va bene, avrò anche la lacrima facile, ma quest'uomo, spoglio dell'ostentazione della ricchezza a cui siamo sempre stati abituati, con quella sua parlata morbida, fluida (mi spiace, ma molto più affascinante di quella meccanica di Bene), la sua battuta che ha fatto sorridere mezzo Paese, la sua foto che circola per tutta la rete di lui in metropolitana (con anche un pelo pelissimo di scazzo perché sarà stata come la verde quando si passa da Cadorna) ha preso il mio arido cuore per la mano e mi ha commossa. Non che la mia concezione di Chiesa in realtà sia cambiata, ma il capo di una delle potenze più influenti del mondo e (purtroppo) del nostro Paese, sia più a misura di noi, degli uomini e delle donne che camminano per strada tutti i giorni, che dimostri che sì, anche lassù in alto si è disposti a fare dei sacrifici, che forse non tutti vogliono sempre e solo prenderci per il culo, un segnale di speranza lo dà.
Volevo solo dire una cosa agli indignati per il suo essere contrario ai matrimoni gay: ragazzi, sarà anche tollerante, moderno, avanguardista, ma è pur sempre il Papa. Capo di quella chiesa che ancora non digerisce il preservativo, capite? Non l'hanno preso a un concerto di Lady Gaga, era un po' scontato che avesse qualche riserva sul matrimonio omosessuale. L'indignazione dovrebbe indirizzarsi non tanto tantissimo a lui, ma alle istituzioni laiche. Al nostro Paese, laico. A chi ci governa, che è colui che dovrebbe invece essere pro matrimonio omosessuale. Ma che ve lo dico a fa'.

Oggi in tv, dopo il discorso dell'onorevole Boldrini, Presidente della Camera, Lupi ha detto che si è dimenticata una roba fondamentale. La famiglia. Grazie al quale si può dare lavoro ai giovani (?). Si è dimenticato non una famiglia gay. Perché a suo parere quella invece non è una famiglia. Mica conterà l'amore, in famiglia, no? Il voler stare insieme, costruire un futuro. No.
Brunetta ha definito la Boldrini come in mezzo ad "una fase confusa, barbara" Ora, tranquillizzandoci sul fatto che Brunetta è l'eccezione che conferma la regola che nella botte piccola sta il vino buono, mi soffermerei su quel "barbara".
Prima di tutto bisognerebbe assicurarsi che l'acustica sia buona in Parlamento, perché non sono certa che Brunetta abbia ascoltato lo stesso discorso che ho sentito io.
Avrei in mente davvero moltissimi aggettivi per il discorso della Boldrini, tra cui avanguardista, pacato, commovente, dotato di un italiano corretto, ma non barbaro. Come qualcuno oggi mi ha suggerito, questi individui non hanno nemmeno l'onestà intellettuale per complimentarsi con un avversario, per applaudire ad un successo che non è semplicemente la loro "piccola sconfitta" ma una vittoria per tutto il paese.
Una vittoria per la speranza di un paese stanco, con le palle dilaniate da le innumerevoli balle che per anni e anni ha dovuto sentirsi raccontare, un paese che vede suicidi quasi ogni giorno, che vede scandali, mazzette, processi come fossero ordinaria amministrazione. Un paese in cui chi si fa il culo si è sempre visto scavalcare dal più furbo, un paese sprofondato nelle acque torbide di una politica corrotta, venduta, comprata, patteggiata, e le parole del Presidente, che seppur ancora solo parole, prometto trasparenza in questa nuova politica, come fanno a suonare barbare, Renato?
Siamo proprio sicuri che non lasciare gente morire in mare sia una cosa barbara?
Nessuno qui sta giustificando atti di criminalità di stranieri, Renato. C'è una bella differenza, lo sai? Tra punire chi commette un crimine, e magari anche rimandarlo in carcere nel suo paese, e lasciarlo morire.
Forse non tutti abbiamo la sottigliezza di capirla, questa differenza.
Siamo sicuri che definire la nostra Costituzione come "la più bella del mondo" sia barbaro?
Dire che la politica dovrebbe tornare ad essere una speranza ed una passione è confuso, Renato?

Mi sono lasciata una perla per il finale.
A me leggere gli articoli di Libero mi fa sempre un gran cagare ridere.
Però poi mi incoraggio, da sola.
Se in giro c'è gente che scrive così, posso farcela anche io, un giorno.
Comunque, subito dopo il discorso alla Camera, Libero titola così:


COMUNISTI AL POTERE

La Boldrini è presidente della Camera ora Vendola ha il suo "contentino": una "rossa" a difesa degli immigrati

Che mi viene anche da pensare: se difendere i diritti umani vuol dire essere comunista, vado a comprarmi una maglietta del Che. 
Con la loro rinomata eleganza sbattono nell'articolo frasi che dovrebbero rendere spregevole il concetto di ricordare i morti in mare, di battersi per il diritti civili di tutti, per i rifugiati di guerra o politici, per chi chiede asilo. E la tristezza è che Libero non è il mio blog, che non se lo caga nessuno se non i miei o chi forzo a leggerlo (Ciao Giacomo!) ma è un giornale che forma l'opinione pubblica. 
La gente mi chiede perché voglio diventare parte di un sistema mediatico così cattivo, subdolo, manipolatore, in cui le palle non devi avercele quadre ma cubiche, e io rispondo che un po' mi piacerebbe cambiarlo. La presunzione di migliorare le cose non mi manca. Sarà un difetto?
Probabile.
Ma tanto son testarda e non mollo.




Nuovi territori del bruciamento di ciccia


Da gennaio in poi parte ogni anno la solita corsa alla prova costume, la prova pantaloncino di pizzo, la prova canottierina scollata, quella che fa dannare milioni di donne, guardando con ansia bovina il calendario quando ormai si galoppa verso metà marzo e si hanno sulle spalle cosce svariati cuscinetti di ciccia non graditi. Che tu sia grassa quanto un fil di ferro ma ti veda come la sorella gemella che Ferrara non ha mai avuto, che tu sia fatta a forma di pera, che tu abbia il triplo mento come Peter Griffin, che tu abbia degli sbalzi di peso come Britney Spears nei tempi migliori, poco importa, le pugnette mentali ti accompagneranno sempre e per sempre, l’unica cosa di cui ho la certezza che abbia vita eterna è quindi la pugnetta sul peso. Che fare quindi?
Non voglio cadere nel banale proponendovi la dieta degli ultimi due mesi, dove sgranocchi miglio come le mie antiche cocorite (pace all’anima loro), ciucci un kiwi a cena e sostieni anche a gran voce di seguire una dieta equilibrata. Perché no, una dieta in cui salti i pasti, ti ingozzi anche di due barrette proteiche a metà pomeriggio e ingurgiti due o tre lassativi alla sera come fossero caramelle tuttiigusti+1 non è una dieta equilibrata, non lasciatevi convincere.
Nemmeno la fettina impanata di seitan, vegana al duemila percento, che sa di cartone gommoso, non è una grande alternativa. E per finire dichiarate guerra anche voi al tofu, che io sono sicura sia stucco di imbianchino spacciato per alimento vegano e salutare.

Quindi, sorvolando su tutto questo, volevo parlare del nuovo modo con cui esemplari di sesso femminile di tutto il mondo scuotono felici anche e bacini, sudando come in spiaggia a Riccione il 15 agosto, la faccia paonazza e i capelli incollati alla faccia come dopo una doccia. 

Volevo introdurvi tutti nel meraviglioso mondo della zumba.
L’approccio a zumba è semplice, poco impegnativo, ti senti una valletta di Passaparola in dieci secondi senza mai essere passata per i corridoi di zoccoland..di Mediaset.
Non necessiti di particolare abbigliamento, tanto in ogni caso sarai solo tu e un altro branco di irriducibili, in un range di età che va dai 20 ai 60. Inutile dire che se sei più verso i 20 hai anche il vantaggio di sentirti meglio di una ballerini di Amici.
Comunque, avendo io provato svariati corsi, posso assicurarvi che quelli tenuti dal manzo di turno sono decisamente più interessanti. Non tanto per lui, che nonostante in alcuni casi sia anche parecchio caruccio da osservare da dietro, ti guarda come un vegetariano guarderebbe un hamburger, ma perché l’approccio dell’uomo alla zumba è molto più goliardico. (E come non potrebbe, quando ci sono in gioco esseri pelomuniti tutto lo è)
Per farvi qualche esempio, con l’istruttore maschio si può (e si deve) nell’ordine: interrompere un pezzo per farselo tutto girando a braccetto come nelle sagre di paese, urlare “zumba!!1!” con grande entusiasmo alla fine di un passo, accompagnare ogni balletto da urletti incitatori, fare finta di suonare una chitarra mentre si alza la gamba verso la spalla, sentirsi dire “forza ragazze, shakerate quei sederi!!1!”. Nulla di più esilarante.

Sono quelle lezioni in cui ritrovi alla mezz’ora con la canottiera che sembra uscita fresca di lavatrice, i ciuffi di capelli incollati al collo e alla faccia, la bocca secca e la temperatura interna di 58 gradi con umidità al 99%. Ma non importa, perché al successivo “zumbaaaa!” dell’istruttore vedrai la signora accanto a te che scuote le tette come nel pezzo di Burlesque più in voga del momento, e non vorresti mai fare la figura del pesce lesso, a nemmeno 23 anni.
(In una delle palestre che ho provato avevo sempre accanto una donna sulla quarantina, bionda e liscia, palestrata al punto giusto, che non sbagliava mai un passo. Mi dava una merda incredibile. Soprannominata J.Lo per la pettinatura a codini che molto spesso sfoggiava)

Insomma, la zumba è l’ultima frontiera del sudore, per farti tornare a casa senza polmoni ma con l’animo leggero. E la cosa bella è che fa bene anche all’umore.
Provare per credere.