lunedì 26 marzo 2012

Tra Bastioni, circonvallazioni e SUV.

Che città èèè? Si, avete indovinato, è Milano.
Vi ho già detto che da tre anni più o meno è la mia seconda casa e non ho ancora capito se ne sono innamorata o mi schifa? Che strano sentimento. Sarà che il primo anno è stato un pò come strapparmi da casa, e quindi il nostro primo appuntamento è stato alquanto deludente, ma mi è rimasta un pò questa sensazione di fastidio all'arrivo in Stazione Centrale. D'altra parte, col tempo ho imparato ad amarla e a sentirla mia.
Certo, incarna a pieno tutti i luoghi comuni che vi vengono in mente se ci pensate un attimo. In fondo tutti i luoghi comuni hanno un fondicino di verità.
Milano vive di SUV che manco in America. Di solito le guidatrici sono donne. Donne che cagano il loro panfilo dove più aggrada. Meta prediletta: i binari del tram. Manco a dirlo. Alcuni giorni fa ero sul mio tram dopo quella duecento ore di lezione, cullata dall'accelerare/frenare tipico del mio trammino, quando tutto si stoppa e un suono melodioso mi giunge alle orecchie: quello di centomila clacson. Ahhh. Mi sporgo e scopro l'arcano: è lui, sì, il SUV con la S maiuscola che campeggia in tutta la sua maestosità sui binari. Dopo alcuni minuti che a me sembrano secoli in slow motion, la proprietaria esce da Calzedonia (rileggete bene, Calzedonia) con il suo sacchetto, sale, sgomma e parte. Comodo, no?

Milano è La città in Italia dove la maggior parte della gente non conosce i colori del semaforo. Oppure glieli insegnano proprio sbagliati. Verde: vai a tutta velocità, non curarti minimamente degli ostacoli. Giallo: sbrigati che altrimenti sei in ritardo per andare a prendere il pargolo, pigia su quell'acceleratore. Rosso: E' la tua chance, dai gas e investi tutto il possibile. (Il rosso comma due indica: se per caso qualcuno ti insulta, non scusarti mai e inveisci il più possibile aggiungendo al suono anche le immagini e i gesti.)
Io ogni tanto tento di rischiare la morte. Mi metto lì, vedo la macchina in lontananza, faccio due passi sulle strisce e aspetto. La maggior parte delle volte mi fanno un pelo che manco Valentino sulla moto e devo reggermi bene la sciarpa sennò mi parte. Ma è tutta una questione di abitudine e di accaparrarsi le sette vite come i gatti.

Milano è la città divisa in due: conducenti di mezzi pubblici gentili e conducenti stronzi. Ne incontrerai sicuro di tutti i tipi. Quelli gentili ti aprono le porte mentre corri la Stramilano per prendere l'ultima 94 (ultimA, gli autobus qui sono femmine), con la faccia paonazza e la pezza fino ai piedi, e ti indicano la fermata se hai una cartina 8x6 in mano. Quelli stronzi ti chiudono le porte anche se sono fermi, quando hai la valigia, la borsa del pc, la borsa frigo e il cane appresso. E sono le 11.53 di sera. E ti guardano anche con quel sorrisino come a dire "toh, te l'ho fatta. Ora vai pure a piedi". Ma anche lì, le imprecazioni diventano di uso comune e ci si abitua.

Milano è la città dove effettivamente puoi fare ciò che vuoi quando vuoi. Fare colazione alle 4 di pomeriggio oppure aperitivo alle 23, fare shopping fino a sera tarda e cambiare tre discoteche in una notte sola. Lasciarti svenire al parco la domenica in mezzo a duemila cacche di cane sulla coperta della nonna e ustionarti con l'abbronzatura da muratore.

Milano ti dà l'idea di essere completamente solo nel mondo oppure sempre in compagnia di qualcuno. A seconda delle situazioni. Incontri sempre qualcuno anche se è immensa, ti fermi a chiacchierare, fai duecento attività diverse, e ti senti un pò la regina delle publi relations. Poi c'è la giornata in cui ti sputano nel caffè e ti senti sola come un cane, tutte le persone su cui posi lo sguardo sono in compagnia e molto spesso ridono, e tu ti senti persa nei meandri della metropoli.

Milano ha i suoi luoghi comuni ma ama anche eliminarli. Vive di contraddizioni ma è impossibile non innamorarsene. Anche se ti tocca lottare per la vita ad ogni attraversamento pedonale.

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Tra Bastioni, circonvallazioni e SUV.

Che città èèè? Si, avete indovinato, è Milano.
Vi ho già detto che da tre anni più o meno è la mia seconda casa e non ho ancora capito se ne sono innamorata o mi schifa? Che strano sentimento. Sarà che il primo anno è stato un pò come strapparmi da casa, e quindi il nostro primo appuntamento è stato alquanto deludente, ma mi è rimasta un pò questa sensazione di fastidio all'arrivo in Stazione Centrale. D'altra parte, col tempo ho imparato ad amarla e a sentirla mia.
Certo, incarna a pieno tutti i luoghi comuni che vi vengono in mente se ci pensate un attimo. In fondo tutti i luoghi comuni hanno un fondicino di verità.
Milano vive di SUV che manco in America. Di solito le guidatrici sono donne. Donne che cagano il loro panfilo dove più aggrada. Meta prediletta: i binari del tram. Manco a dirlo. Alcuni giorni fa ero sul mio tram dopo quella duecento ore di lezione, cullata dall'accelerare/frenare tipico del mio trammino, quando tutto si stoppa e un suono melodioso mi giunge alle orecchie: quello di centomila clacson. Ahhh. Mi sporgo e scopro l'arcano: è lui, sì, il SUV con la S maiuscola che campeggia in tutta la sua maestosità sui binari. Dopo alcuni minuti che a me sembrano secoli in slow motion, la proprietaria esce da Calzedonia (rileggete bene, Calzedonia) con il suo sacchetto, sale, sgomma e parte. Comodo, no?

Milano è La città in Italia dove la maggior parte della gente non conosce i colori del semaforo. Oppure glieli insegnano proprio sbagliati. Verde: vai a tutta velocità, non curarti minimamente degli ostacoli. Giallo: sbrigati che altrimenti sei in ritardo per andare a prendere il pargolo, pigia su quell'acceleratore. Rosso: E' la tua chance, dai gas e investi tutto il possibile. (Il rosso comma due indica: se per caso qualcuno ti insulta, non scusarti mai e inveisci il più possibile aggiungendo al suono anche le immagini e i gesti.)
Io ogni tanto tento di rischiare la morte. Mi metto lì, vedo la macchina in lontananza, faccio due passi sulle strisce e aspetto. La maggior parte delle volte mi fanno un pelo che manco Valentino sulla moto e devo reggermi bene la sciarpa sennò mi parte. Ma è tutta una questione di abitudine e di accaparrarsi le sette vite come i gatti.

Milano è la città divisa in due: conducenti di mezzi pubblici gentili e conducenti stronzi. Ne incontrerai sicuro di tutti i tipi. Quelli gentili ti aprono le porte mentre corri la Stramilano per prendere l'ultima 94 (ultimA, gli autobus qui sono femmine), con la faccia paonazza e la pezza fino ai piedi, e ti indicano la fermata se hai una cartina 8x6 in mano. Quelli stronzi ti chiudono le porte anche se sono fermi, quando hai la valigia, la borsa del pc, la borsa frigo e il cane appresso. E sono le 11.53 di sera. E ti guardano anche con quel sorrisino come a dire "toh, te l'ho fatta. Ora vai pure a piedi". Ma anche lì, le imprecazioni diventano di uso comune e ci si abitua.

Milano è la città dove effettivamente puoi fare ciò che vuoi quando vuoi. Fare colazione alle 4 di pomeriggio oppure aperitivo alle 23, fare shopping fino a sera tarda e cambiare tre discoteche in una notte sola. Lasciarti svenire al parco la domenica in mezzo a duemila cacche di cane sulla coperta della nonna e ustionarti con l'abbronzatura da muratore.

Milano ti dà l'idea di essere completamente solo nel mondo oppure sempre in compagnia di qualcuno. A seconda delle situazioni. Incontri sempre qualcuno anche se è immensa, ti fermi a chiacchierare, fai duecento attività diverse, e ti senti un pò la regina delle publi relations. Poi c'è la giornata in cui ti sputano nel caffè e ti senti sola come un cane, tutte le persone su cui posi lo sguardo sono in compagnia e molto spesso ridono, e tu ti senti persa nei meandri della metropoli.

Milano ha i suoi luoghi comuni ma ama anche eliminarli. Vive di contraddizioni ma è impossibile non innamorarsene. Anche se ti tocca lottare per la vita ad ogni attraversamento pedonale.

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