domenica 9 novembre 2014

Così impari


C'è il vento, la notte buia e tempestosa. Du gocce. La trama da romanzo c'è.
C'è il silenzio di stanze vuote.
Ci sono le imprecazioni a denti stretti per tutta quella pioggia che si insinua veloce in tutti gli anfratti in cui trova spazio.
C'è il mettersi in moto frenetico della caldaia.
"Ma l'uni domani è chiusa?"
Ci sono due strade che corrono parallele, rotaie sempre più veloci e niente rifornimento. 
Ci sono microfoni in mano e una canzone dei Blink quasi urlata che non importa, non importa se le parole in fondo si mischiano in un "uatsmaieigegein".
Ci sono risate nuove, di quelle che mostrano i denti. 
C'è del pesce crudo mangiato ingozzandosi. 
C'è che Genova è una donnaccia con cui sto uscendo spesso. 
C'è un autobus in salita e un polipo grassoccio. 
C'è fermento, c'è fermentazione (di vino).
C'è il "tin" ripetuto dei bicchieri che si scontrano prima con eleganza e poi con entusiasmo. 
C'è tanto rosso, da un maglione al Dolcetto.
C'è tanto rosso, dal rossetto al sugo di cinghiale.
"E gli smorzapreti?"
C'è un divano patchwork e l'odore di fumo.
Ci sono poesie tatuate sui muri.
Ci sono macchie viola.
Ci sono racconti vecchi per orecchie nuove, storie nuove per orecchie abitudinarie. 
C'è un kebab freddo e piccante, c'è del casino e all'improvviso il silenzio. 
C'è che Genova t'abbraccia quando sembra averti dato le spalle e messo il broncio. 
C'è un libro, c'è un righello che sottolinea parole che qualcuno sembra averti strappato dalla mente. 
C'è che in fondo si ribolle. 
C'è un sonno che stordisce.
C'è un sonno che unisce. 
C'è un sonno che cura. 
C'è uno yo-yo di legno, c'è una cartella colorata per la scuola. 
C'è che la mia infanzia è la tua. 
C'è una camomilla, una bacinella, le imprecazioni, il libro, il righello, Genova che ringhia, Genova che tanto non piange. 
C'è che da Genova c'è da imparare. 


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Così impari


C'è il vento, la notte buia e tempestosa. Du gocce. La trama da romanzo c'è.
C'è il silenzio di stanze vuote.
Ci sono le imprecazioni a denti stretti per tutta quella pioggia che si insinua veloce in tutti gli anfratti in cui trova spazio.
C'è il mettersi in moto frenetico della caldaia.
"Ma l'uni domani è chiusa?"
Ci sono due strade che corrono parallele, rotaie sempre più veloci e niente rifornimento. 
Ci sono microfoni in mano e una canzone dei Blink quasi urlata che non importa, non importa se le parole in fondo si mischiano in un "uatsmaieigegein".
Ci sono risate nuove, di quelle che mostrano i denti. 
C'è del pesce crudo mangiato ingozzandosi. 
C'è che Genova è una donnaccia con cui sto uscendo spesso. 
C'è un autobus in salita e un polipo grassoccio. 
C'è fermento, c'è fermentazione (di vino).
C'è il "tin" ripetuto dei bicchieri che si scontrano prima con eleganza e poi con entusiasmo. 
C'è tanto rosso, da un maglione al Dolcetto.
C'è tanto rosso, dal rossetto al sugo di cinghiale.
"E gli smorzapreti?"
C'è un divano patchwork e l'odore di fumo.
Ci sono poesie tatuate sui muri.
Ci sono macchie viola.
Ci sono racconti vecchi per orecchie nuove, storie nuove per orecchie abitudinarie. 
C'è un kebab freddo e piccante, c'è del casino e all'improvviso il silenzio. 
C'è che Genova t'abbraccia quando sembra averti dato le spalle e messo il broncio. 
C'è un libro, c'è un righello che sottolinea parole che qualcuno sembra averti strappato dalla mente. 
C'è che in fondo si ribolle. 
C'è un sonno che stordisce.
C'è un sonno che unisce. 
C'è un sonno che cura. 
C'è uno yo-yo di legno, c'è una cartella colorata per la scuola. 
C'è che la mia infanzia è la tua. 
C'è una camomilla, una bacinella, le imprecazioni, il libro, il righello, Genova che ringhia, Genova che tanto non piange. 
C'è che da Genova c'è da imparare. 


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