giovedì 23 agosto 2012

This is SUCH an american thing

Avrei voluto tenere un diario giornaliero. Sono arrivata domenica, oggi è mercoledì e scrivo per la prima volta. Giusto per sottolineare che i miei programmi raramente vengono mantenuti.
Ma qui la vita si muove troppo rapida per fermarsi a pensare. Ho ancora metà dei vestiti nelle valigie aperte e sparse per il pavimento della camera, l'altra metà è sul letto e tutto il resto della mia roba è buttato a caso sulla scrivania. La sera sono troppo stanca per poter fare qualcosa e crollo in un sonno profondo.
Sì, leggete bene. Io che crollo in un sonno profondo. Praticamente senza pensare, senza grandi paranoie.
E' così bello che sono quasi sconvolta.
Tutto fila liscio qui, come se fosse un ingranaggio ben oliato, sto conoscendo persone da ogni parte del mondo e stupende nella loro diversità, per questi primi tre giorni nonostante la stanchezza, la malinconia serale e la mancanza di casa, il jet lag e la casa vuota non ho avuto nemmeno una delle mie solite paranoie. Sarà l'aria americana, con le sue bandiere sempre issate, il suo cielo così immenso da non sembrare nemmeno nello stesso universo italiano e il suo accento così OOOOOSOME?

Già, qui il cielo è gigantesco, le nuvole hanno un'altra forma e l'erba un altro verde. Tutto profuma di un odore diverso, nuovo ma familiare, il vento accarezza in un modo tutto nuovo.

Sono sopraffatta, quasi sedata. Non mi riconosco quasi, e mi piaccio.
Sono serena. A parte piccoli inconvenienti come l'essere una delle due che vive lontana da tutti, ma qui sono tutti così lovely che mi accompagnano a casa a piedi alle undici di sera anche se il loro dorm è dalla parte opposta. Scopro in persone sconosciute angoli familiari, sicuri, confortevoli. Nelle parole, nei sorrisi, nei gesti. Mi sento a casa anche se un costante nodo alla gola fa capolino ogni tanto.
Credo di non aver ancora realizzato che starò qui per altri quattro mesi. Il mio cervello ha superato il grande salto nel vuoto del distacco e ora sembra anestetizzato, oppure un pò in botta dopo un'operazione all'appendicite.
La cosa bella di tutto questo è che in soli tre giorni di full time english quando parlo italiano mi vengono fuori parole inglesi e ogni tanto faccio un casino della serie "Si sarebbe bello, potremmo arrange something"
C'è un'anima americana dentro di me, me lo sento. Such an american thing.
Qui è tutto come nei telefilm, gli americani sono come nei telefilm, il cibo, oggi ho persino visto la BALLROOM nell'università. La ballroom, capite?
Mi ci manca uno school prom con tanto di punch e poi volo nel paradiso di Smallville, Seven Heaven e Dawson's Creek.

In questi tre giorni ho fatto più cose di quante ne faccia di solito in un mese: una orientation con tanto di cartellino con nome e nazionalità, uno shopping da fare invidia a pazzi per la spesa da Walmart, un giro al Crossgates (il big big big mall), colazione in università con pancakes, frutta e maple syrup, un hamburger in terrazza per pranzo in università, qualche birra in downtown, un giro sulle rive dell'Hudson, uno spettacolo di magia e quattrocentomila scambi culturali guardando negli occhi mille mondi diversi.
Più conosco il mondo, più lo adoro.

Egnente, gli americani sono molto american. Tutto è molto a stelle e strisce. Per dire:
1. L'aria condizionata è una costante. Che fuori ci siano trenta gradi o meno dieci.
2. Nei supermercati lo spazio riservato alla frutta e verdura è un milionesimo.
3. La gente compra davvero taniche di maionese da 3litri. Rileggete, tre litri.
4. Lo shampoo ed ogni altro detergente sono di dimensioni cosmiche.
5. Le linguine con salsa agrodolce e peperoni NON sono commestibili.
6. I guidatori di autobus ti salutano con un sorriso e un "have a good one".
7. Le flip flops sono le scarpe della vita.
8. Se urti per sbaglio qualcuno e chiedi scusa, ti sorride e ti dice scusa a sua volta.
9. Ogni giorno è buono per fare uscire una nuova coca cola ad un gusto assurdo.
10. Gli americani si emozionano per i maghi in erba.


Così è come mi sento dopo tre giorni americani. Ora che ci penso, grazie al cielo non ho scritto la sera che sono arrivata. Il mio umore non era esattamente dei migliori, dopo nove ore di volo, tre di pullman intermezzate da una viaggetto in metropolitana di New York, una chiave bloccata nella serratura e niente lenzuola nè cuscino.

Ma la cosa spettacolare è che sto sopravvivendo, e, per ora, alla grande.

1 commento:

  1. Che bel post, ti leggo e ti rileggo.
    Ciao Ale, mille mila abbraccia come sempre.
    Dani

    RispondiElimina

This is SUCH an american thing

Avrei voluto tenere un diario giornaliero. Sono arrivata domenica, oggi è mercoledì e scrivo per la prima volta. Giusto per sottolineare che i miei programmi raramente vengono mantenuti.
Ma qui la vita si muove troppo rapida per fermarsi a pensare. Ho ancora metà dei vestiti nelle valigie aperte e sparse per il pavimento della camera, l'altra metà è sul letto e tutto il resto della mia roba è buttato a caso sulla scrivania. La sera sono troppo stanca per poter fare qualcosa e crollo in un sonno profondo.
Sì, leggete bene. Io che crollo in un sonno profondo. Praticamente senza pensare, senza grandi paranoie.
E' così bello che sono quasi sconvolta.
Tutto fila liscio qui, come se fosse un ingranaggio ben oliato, sto conoscendo persone da ogni parte del mondo e stupende nella loro diversità, per questi primi tre giorni nonostante la stanchezza, la malinconia serale e la mancanza di casa, il jet lag e la casa vuota non ho avuto nemmeno una delle mie solite paranoie. Sarà l'aria americana, con le sue bandiere sempre issate, il suo cielo così immenso da non sembrare nemmeno nello stesso universo italiano e il suo accento così OOOOOSOME?

Già, qui il cielo è gigantesco, le nuvole hanno un'altra forma e l'erba un altro verde. Tutto profuma di un odore diverso, nuovo ma familiare, il vento accarezza in un modo tutto nuovo.

Sono sopraffatta, quasi sedata. Non mi riconosco quasi, e mi piaccio.
Sono serena. A parte piccoli inconvenienti come l'essere una delle due che vive lontana da tutti, ma qui sono tutti così lovely che mi accompagnano a casa a piedi alle undici di sera anche se il loro dorm è dalla parte opposta. Scopro in persone sconosciute angoli familiari, sicuri, confortevoli. Nelle parole, nei sorrisi, nei gesti. Mi sento a casa anche se un costante nodo alla gola fa capolino ogni tanto.
Credo di non aver ancora realizzato che starò qui per altri quattro mesi. Il mio cervello ha superato il grande salto nel vuoto del distacco e ora sembra anestetizzato, oppure un pò in botta dopo un'operazione all'appendicite.
La cosa bella di tutto questo è che in soli tre giorni di full time english quando parlo italiano mi vengono fuori parole inglesi e ogni tanto faccio un casino della serie "Si sarebbe bello, potremmo arrange something"
C'è un'anima americana dentro di me, me lo sento. Such an american thing.
Qui è tutto come nei telefilm, gli americani sono come nei telefilm, il cibo, oggi ho persino visto la BALLROOM nell'università. La ballroom, capite?
Mi ci manca uno school prom con tanto di punch e poi volo nel paradiso di Smallville, Seven Heaven e Dawson's Creek.

In questi tre giorni ho fatto più cose di quante ne faccia di solito in un mese: una orientation con tanto di cartellino con nome e nazionalità, uno shopping da fare invidia a pazzi per la spesa da Walmart, un giro al Crossgates (il big big big mall), colazione in università con pancakes, frutta e maple syrup, un hamburger in terrazza per pranzo in università, qualche birra in downtown, un giro sulle rive dell'Hudson, uno spettacolo di magia e quattrocentomila scambi culturali guardando negli occhi mille mondi diversi.
Più conosco il mondo, più lo adoro.

Egnente, gli americani sono molto american. Tutto è molto a stelle e strisce. Per dire:
1. L'aria condizionata è una costante. Che fuori ci siano trenta gradi o meno dieci.
2. Nei supermercati lo spazio riservato alla frutta e verdura è un milionesimo.
3. La gente compra davvero taniche di maionese da 3litri. Rileggete, tre litri.
4. Lo shampoo ed ogni altro detergente sono di dimensioni cosmiche.
5. Le linguine con salsa agrodolce e peperoni NON sono commestibili.
6. I guidatori di autobus ti salutano con un sorriso e un "have a good one".
7. Le flip flops sono le scarpe della vita.
8. Se urti per sbaglio qualcuno e chiedi scusa, ti sorride e ti dice scusa a sua volta.
9. Ogni giorno è buono per fare uscire una nuova coca cola ad un gusto assurdo.
10. Gli americani si emozionano per i maghi in erba.


Così è come mi sento dopo tre giorni americani. Ora che ci penso, grazie al cielo non ho scritto la sera che sono arrivata. Il mio umore non era esattamente dei migliori, dopo nove ore di volo, tre di pullman intermezzate da una viaggetto in metropolitana di New York, una chiave bloccata nella serratura e niente lenzuola nè cuscino.

Ma la cosa spettacolare è che sto sopravvivendo, e, per ora, alla grande.

1 commento:

  1. Che bel post, ti leggo e ti rileggo.
    Ciao Ale, mille mila abbraccia come sempre.
    Dani

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