domenica 5 agosto 2012

Tutto si muove rapido

Oggi mancano ufficialmente due settimane. Egnente, non riesco a farmene una ragione. Nel senso che razionalmente so tutto: il mio volo, la mia futura casa, le mie future coinquiline. Ho studiato a memoria la piantina del campus, dell'appartamento, il mio orario delle lezioni. Penso tanto, troppo. So che tra due settimane vivrò nello stato di New York, mi ingozzerò di Bagel e trotterellerò sulle rive dell'Hudson, ma è un pò come se stessi seguendo il percorso di un'altra. Come se infondo all'areoporto ci andrò, ma solo per salutare quella che parte. Per fare ciao ciao con la manina, voltarmi e ritornare in macchina e poi a casa. Nel mio letto. Con le mie luci, i miei odori, le mie ore. Il mio tempo e il mio spazio. Qui è tutto fottutamente mio. Mi dico che mancano due settimane, che ho quasi tutto pronto, ed è la stessa cosa che ripeto a tutti, con lo stesso tono, gli stessi sorrisi e gli stessi gesti. Racconto come se riportassi un pettegolezzo o la storia di qualcun'altro. E d'improvviso invidio tutti, che il 20 agosto si sveglieranno sempre nello stesso posto e con la stessa vita. E loro invidiano me. Che buffa che è la vita. Lì, è un'altra vita. Un altro mondo, un'altra lingua, un altro tutto. A volte mi sorprendo a fantasticare, felice come una bambina il giorno di Natale. A volte mi sorprendo con un nodo alla gola e una sensazione di claustrofobia, di soffocamento. Che non sia capace di godermi nulla? Più che possibile, se non probabile.

Ho paura. Di tutto. Una fottuta paura di tutto, che mi paralizza, mi blocca dal produrre qualsiasi pensiero razionale. Di qualsiasi barlume di positività. Ma in fondo, questo viaggio lo faccio per questo. Per spogliarmi delle mie paure, per lasciarle sull'areo e abbandonarle mentre mi volto. Questo viaggio lo faccio per fare pace con me, per mitigarmi al vento dell'oceano. Per smussare gli angoli che non mi piacciono, per rimproverarmi silenziosamente e darmi una pacca sulla spalla ogni volta che supero un ostacolo. Lo faccio per svuotarmi i polmoni dell'aria malsana che respiro ogni tanto. Per guardare tutto con occhi nuovi. Per apprezzare tanto le novità come le cose che già mi appartengono. Questo viaggio lo faccio per dimostrarmi che posso. Posso e non solo nei pensieri, ma posso sul serio. Senza l'aiuto di nessuno, nel mio silenzio e nei miei pianti. Nel mio panico sordo e in quella sensazione all'altezza dello stomaco che a volte me lo stringe fino a farmi smettere di respirare. Voglio poter riprendere il controllo di me stessa in ogni momento, cosa che non ho più tanto spesso. Voglio potermi sentire potente, nel pieno delle mie facoltà. Voglio tornare e sentirmi orgogliosa di me stessa. So quanto sarà difficile, ma so anche che posso farcela.

Quando ho un tentennamento, rileggo questa frase, così tremendamente poetica e allo stesso tempo duramente reale.

Tra vent’anni sarete più delusi per le cose che non avete fatto che per quelle che avete fatto. Quindi mollate le cime. Allontanatevi dal porto sicuro. Prendete con le vostre vele i venti. Esplorate. Sognate. Scoprite. Mark Twain








Payphone - Maroon 5 ON AIR

2 commenti:

  1. Ho provato a seguirti su twitter ma... non mi ha convinto. Buona fortuna per la tua esperienza negli USA. NYC mi manca, vorrei poterci tornare a vivere come due anni fa'. ~ F.

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  2. F. sta per?

    Non ha convinto che?

    Fa senza apostrofo, di grazia.


    Grazie!

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Tutto si muove rapido

Oggi mancano ufficialmente due settimane. Egnente, non riesco a farmene una ragione. Nel senso che razionalmente so tutto: il mio volo, la mia futura casa, le mie future coinquiline. Ho studiato a memoria la piantina del campus, dell'appartamento, il mio orario delle lezioni. Penso tanto, troppo. So che tra due settimane vivrò nello stato di New York, mi ingozzerò di Bagel e trotterellerò sulle rive dell'Hudson, ma è un pò come se stessi seguendo il percorso di un'altra. Come se infondo all'areoporto ci andrò, ma solo per salutare quella che parte. Per fare ciao ciao con la manina, voltarmi e ritornare in macchina e poi a casa. Nel mio letto. Con le mie luci, i miei odori, le mie ore. Il mio tempo e il mio spazio. Qui è tutto fottutamente mio. Mi dico che mancano due settimane, che ho quasi tutto pronto, ed è la stessa cosa che ripeto a tutti, con lo stesso tono, gli stessi sorrisi e gli stessi gesti. Racconto come se riportassi un pettegolezzo o la storia di qualcun'altro. E d'improvviso invidio tutti, che il 20 agosto si sveglieranno sempre nello stesso posto e con la stessa vita. E loro invidiano me. Che buffa che è la vita. Lì, è un'altra vita. Un altro mondo, un'altra lingua, un altro tutto. A volte mi sorprendo a fantasticare, felice come una bambina il giorno di Natale. A volte mi sorprendo con un nodo alla gola e una sensazione di claustrofobia, di soffocamento. Che non sia capace di godermi nulla? Più che possibile, se non probabile.

Ho paura. Di tutto. Una fottuta paura di tutto, che mi paralizza, mi blocca dal produrre qualsiasi pensiero razionale. Di qualsiasi barlume di positività. Ma in fondo, questo viaggio lo faccio per questo. Per spogliarmi delle mie paure, per lasciarle sull'areo e abbandonarle mentre mi volto. Questo viaggio lo faccio per fare pace con me, per mitigarmi al vento dell'oceano. Per smussare gli angoli che non mi piacciono, per rimproverarmi silenziosamente e darmi una pacca sulla spalla ogni volta che supero un ostacolo. Lo faccio per svuotarmi i polmoni dell'aria malsana che respiro ogni tanto. Per guardare tutto con occhi nuovi. Per apprezzare tanto le novità come le cose che già mi appartengono. Questo viaggio lo faccio per dimostrarmi che posso. Posso e non solo nei pensieri, ma posso sul serio. Senza l'aiuto di nessuno, nel mio silenzio e nei miei pianti. Nel mio panico sordo e in quella sensazione all'altezza dello stomaco che a volte me lo stringe fino a farmi smettere di respirare. Voglio poter riprendere il controllo di me stessa in ogni momento, cosa che non ho più tanto spesso. Voglio potermi sentire potente, nel pieno delle mie facoltà. Voglio tornare e sentirmi orgogliosa di me stessa. So quanto sarà difficile, ma so anche che posso farcela.

Quando ho un tentennamento, rileggo questa frase, così tremendamente poetica e allo stesso tempo duramente reale.

Tra vent’anni sarete più delusi per le cose che non avete fatto che per quelle che avete fatto. Quindi mollate le cime. Allontanatevi dal porto sicuro. Prendete con le vostre vele i venti. Esplorate. Sognate. Scoprite. Mark Twain








Payphone - Maroon 5 ON AIR

2 commenti:

  1. Ho provato a seguirti su twitter ma... non mi ha convinto. Buona fortuna per la tua esperienza negli USA. NYC mi manca, vorrei poterci tornare a vivere come due anni fa'. ~ F.

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  2. F. sta per?

    Non ha convinto che?

    Fa senza apostrofo, di grazia.


    Grazie!

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