giovedì 4 ottobre 2012

Zucche, foglie cadute e mal di stomaco.



Mi pare strano tirare fuori la giacca di pelle e il cappotto da un posto che non sia il mio armadio. Mi pare strano avvolgermi in una sciarpa nel grigio di Milano o nel venticello di mare di Savona. E' ufficialmente ottobre da qualche giorno e da più di una settimana il grigio in effetti ci tedia, quindi un pò sembra di stare nella capitale Lombarda, per carità. Sarà il destino che si diverte e vuole farmi sentire a casa.
In ogni caso, per il resto i colori dell'autunno qui lasciano a bocca aperta. Ogni tanto viene voglia di toccare le foglie per vedere se sono vere o finte e pitturate di fresco.
Tutto qui sa di silenzio, rugiada, profumo di alberi, cene pronte in caldo nelle case che costeggiano la strada, pumpkin flavoured coffee, biscotti appena sfornati e abbracci dopo una lunga giornata.


....

Si capisce che sono malinconica, nevvero?
Potrei partire con una tiritera sull'autunno, la stagione dove tutto muore, i rami spogli degli alberi..ma ve la risparmio. Diciamo che l'irrequietezza, dopo essersene andata in vacanza per un mese e mezzo, sta combattendo con tutte le sue forze per rifarsi largo in me. E diciamo che - vagamente - ci sta riuscendo.
Da più o meno due settimane ormai ho mal di stomaco. Una sensazione di pienezza continua, come dopo il pranzo di Natale. Anche se mangio una mela. Anche se non mangio. Continua, inevitabile, costante, da tirare testate contro il muro. Sto prendendo di tutto ma evidentemente il mio stomaco non ne vuole sapere di collaborare. Mi ciucciano sangue che è un piacere all'Health Centre, e io prego che mi diano qualche intruglio miracoloso che mi riporti alla normalità. Diciamo che tutto questo mi sta deprimendo non poco, dato che non ho la minima idea di come uscirne. E che voglio la mamma. Che vergogna.
Nonostante ciò, nulla, non sento nè panico nè nulla. Ogni tanto piagnucolo, perchè insomma, dopo un mese e mezzo di niente lacrima facile mi stavo allarmando, ma nessuna ansia, panico, nemmeno prima di fare l'esame del sangue che di solito a casa mobilito la famiglia. Sarà che le mie solite ansie e panico invece di sparire stavano solo covando qualcosa per distruggermi lo stomaco? Più che probabile. Forse, e dico forse, le tonnellate di dolci, le cisterne di caffè e le innumerevoli birre hanno qualcosa a che fare con questo scempio. Forse. Ma insomma, due settimane mi sembrano troppe anche per quello.
Perchè io stia scrivendo i miei sintomi sul blog come se mi aspettassi un aiuto virtual-divino non ve lo so dire. Le mani mi son partite sulla tastiere e nulla, evidentemente dovevo farvelo sapere.
Comunque.
Questo tempo, l'autunno, la mia malattia-ormai-parte-di-me, la settimana dei midterm exams, paper e essays vari stanno minacciando seriamente la mia sanità mentale.
Lo sapevo che c'era il tranello e che la mia serenità non poteva durare a lungo.
Ma appena riesco a sfanculare 'sto maledetto mal di stomaco me la ripiglio eccome.

Anyway, vi stavo illuminando sull'autunno dell'Upper New York State.
Non ho mai visto una cosa così adorabile, ve lo giuro.
L'autunno qui sembra un rito, come se ogni cosa qui lo aspettasse per tutto l'anno.
Tutto sembra adattarsi perfettamente alle foglie che cadono, all'odore di terra perennemente umida, ai colori incredibili degli alberi, al profumo dell'erba, all'arancione vivo delle zucche, all'aroma del caffè.
Tutto sembra accogliere l'autunno come una coperta silenziosa per metterlo a suo agio.
Le foglie cadute non sono come a Milano, che al primo giorno di pioggia si polverizzano sotto gli stivali da pioggia di migliaia di persone, diventano una melma marrone e appiccicaticcia e addio poesia autunnale. Qui si appoggiano modeste sui marciapiedi, sull'erba dei cortili, sui gradini delle casette con il portico, sulle ringhiere bianche di legno, sulle caselle postali.
E' uno spettacolo silenzioso e lieve che a mio parere supera anche la neve.
(Forse perchè sto pregando che non nevichi mai, qui?)
I colori non sto nemmeno a descriverli. Scopriteli voi nelle foto. Dal giallo all'arancione, accendono ogni tetto, ogni scalino, ogni macchina parcheggiata.

Passeggiare per questi viali con l'ipod nelle orecchie e il naso all'insù è una delle cose più belle che mi è successa ultimamente. (E questo la dice lunga sul mio stato morale).
Ah, qui ottobre significa Halloween. Che sia il 2 o il 31, è già Halloween. Iniziano a esserci party a tema, le prime case decorate, Walmart vende zucche da fine agosto a 79centesimi di dollaro. Starbucks ha lanciato il pumpkin coffee da almeno due mesi e ogni negozio, che sia una farmacia, un centro commerciale o un supermercato, mette in bella mostra qualsiasi tipo di ninnolo arancione/nero/viola. Streghe, fantasmi, zucche. Immaginate qualsiasi oggetto materiale di uso comune e non, qui abbiamo la versione halloweeniana. Ho visto, oltre ai canonici oggetti: scope, pentole, asciugamani, confezioni di detersivo, MPS vari (Mai Piu' Senza, ndr), bottiglie d'acqua, pantofole, shampoo, sapone per le mani, e dulcis in fundo, carta igienica.
Insomma, altro che noi che il 31 ci mettiamo il cappello da strega, due taccazzi e un'autoreggente e ci distruggiamo in discoteca.

Mi dicono che però qui nei festeggiamenti le americane ordinano costumi succinti almeno un mese prima per essere l'infermiera o la cappuccetto rosso più fAiga del reame.

Io so già da cosa voglio vestirmi.
Il sogno di una vita.


La Cheerleader.

E ce la farò, vedrete.

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Zucche, foglie cadute e mal di stomaco.



Mi pare strano tirare fuori la giacca di pelle e il cappotto da un posto che non sia il mio armadio. Mi pare strano avvolgermi in una sciarpa nel grigio di Milano o nel venticello di mare di Savona. E' ufficialmente ottobre da qualche giorno e da più di una settimana il grigio in effetti ci tedia, quindi un pò sembra di stare nella capitale Lombarda, per carità. Sarà il destino che si diverte e vuole farmi sentire a casa.
In ogni caso, per il resto i colori dell'autunno qui lasciano a bocca aperta. Ogni tanto viene voglia di toccare le foglie per vedere se sono vere o finte e pitturate di fresco.
Tutto qui sa di silenzio, rugiada, profumo di alberi, cene pronte in caldo nelle case che costeggiano la strada, pumpkin flavoured coffee, biscotti appena sfornati e abbracci dopo una lunga giornata.


....

Si capisce che sono malinconica, nevvero?
Potrei partire con una tiritera sull'autunno, la stagione dove tutto muore, i rami spogli degli alberi..ma ve la risparmio. Diciamo che l'irrequietezza, dopo essersene andata in vacanza per un mese e mezzo, sta combattendo con tutte le sue forze per rifarsi largo in me. E diciamo che - vagamente - ci sta riuscendo.
Da più o meno due settimane ormai ho mal di stomaco. Una sensazione di pienezza continua, come dopo il pranzo di Natale. Anche se mangio una mela. Anche se non mangio. Continua, inevitabile, costante, da tirare testate contro il muro. Sto prendendo di tutto ma evidentemente il mio stomaco non ne vuole sapere di collaborare. Mi ciucciano sangue che è un piacere all'Health Centre, e io prego che mi diano qualche intruglio miracoloso che mi riporti alla normalità. Diciamo che tutto questo mi sta deprimendo non poco, dato che non ho la minima idea di come uscirne. E che voglio la mamma. Che vergogna.
Nonostante ciò, nulla, non sento nè panico nè nulla. Ogni tanto piagnucolo, perchè insomma, dopo un mese e mezzo di niente lacrima facile mi stavo allarmando, ma nessuna ansia, panico, nemmeno prima di fare l'esame del sangue che di solito a casa mobilito la famiglia. Sarà che le mie solite ansie e panico invece di sparire stavano solo covando qualcosa per distruggermi lo stomaco? Più che probabile. Forse, e dico forse, le tonnellate di dolci, le cisterne di caffè e le innumerevoli birre hanno qualcosa a che fare con questo scempio. Forse. Ma insomma, due settimane mi sembrano troppe anche per quello.
Perchè io stia scrivendo i miei sintomi sul blog come se mi aspettassi un aiuto virtual-divino non ve lo so dire. Le mani mi son partite sulla tastiere e nulla, evidentemente dovevo farvelo sapere.
Comunque.
Questo tempo, l'autunno, la mia malattia-ormai-parte-di-me, la settimana dei midterm exams, paper e essays vari stanno minacciando seriamente la mia sanità mentale.
Lo sapevo che c'era il tranello e che la mia serenità non poteva durare a lungo.
Ma appena riesco a sfanculare 'sto maledetto mal di stomaco me la ripiglio eccome.

Anyway, vi stavo illuminando sull'autunno dell'Upper New York State.
Non ho mai visto una cosa così adorabile, ve lo giuro.
L'autunno qui sembra un rito, come se ogni cosa qui lo aspettasse per tutto l'anno.
Tutto sembra adattarsi perfettamente alle foglie che cadono, all'odore di terra perennemente umida, ai colori incredibili degli alberi, al profumo dell'erba, all'arancione vivo delle zucche, all'aroma del caffè.
Tutto sembra accogliere l'autunno come una coperta silenziosa per metterlo a suo agio.
Le foglie cadute non sono come a Milano, che al primo giorno di pioggia si polverizzano sotto gli stivali da pioggia di migliaia di persone, diventano una melma marrone e appiccicaticcia e addio poesia autunnale. Qui si appoggiano modeste sui marciapiedi, sull'erba dei cortili, sui gradini delle casette con il portico, sulle ringhiere bianche di legno, sulle caselle postali.
E' uno spettacolo silenzioso e lieve che a mio parere supera anche la neve.
(Forse perchè sto pregando che non nevichi mai, qui?)
I colori non sto nemmeno a descriverli. Scopriteli voi nelle foto. Dal giallo all'arancione, accendono ogni tetto, ogni scalino, ogni macchina parcheggiata.

Passeggiare per questi viali con l'ipod nelle orecchie e il naso all'insù è una delle cose più belle che mi è successa ultimamente. (E questo la dice lunga sul mio stato morale).
Ah, qui ottobre significa Halloween. Che sia il 2 o il 31, è già Halloween. Iniziano a esserci party a tema, le prime case decorate, Walmart vende zucche da fine agosto a 79centesimi di dollaro. Starbucks ha lanciato il pumpkin coffee da almeno due mesi e ogni negozio, che sia una farmacia, un centro commerciale o un supermercato, mette in bella mostra qualsiasi tipo di ninnolo arancione/nero/viola. Streghe, fantasmi, zucche. Immaginate qualsiasi oggetto materiale di uso comune e non, qui abbiamo la versione halloweeniana. Ho visto, oltre ai canonici oggetti: scope, pentole, asciugamani, confezioni di detersivo, MPS vari (Mai Piu' Senza, ndr), bottiglie d'acqua, pantofole, shampoo, sapone per le mani, e dulcis in fundo, carta igienica.
Insomma, altro che noi che il 31 ci mettiamo il cappello da strega, due taccazzi e un'autoreggente e ci distruggiamo in discoteca.

Mi dicono che però qui nei festeggiamenti le americane ordinano costumi succinti almeno un mese prima per essere l'infermiera o la cappuccetto rosso più fAiga del reame.

Io so già da cosa voglio vestirmi.
Il sogno di una vita.


La Cheerleader.

E ce la farò, vedrete.

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