mercoledì 22 febbraio 2012

Momento autocelebrativo.

Ovvero: quando gongoli talmente tanto che ti sei stancata di gongolare da sola.
Insomma, l'egocentrismo sta proprio nel mio essere. Nel mio dna c'è scritto castana, occhi color cacca, riccia..e egocentrica. Quindi, non è per nulla colpa mia, ma della genetica.
Comunque. Alcuni mesi fa il mio primo articolo ufficiale è uscito ma solo in versione web, e pochi giorni fa mi ritrovo in stampa in edicola. Non posso fare altro che ringraziare chi mi ha dato la possibilità di fare tutto questo, la redazione di Roma che mi manda anche l'abbonamento a casa. Tanto tanto affetto e entusiasmo per tutti. La mia prima creatura cartacea è praticamente la mia prole, che mostro con estremo orgoglio, ma mai estremo quanto quello di mia madre, che ogni giorno porta il giornaletto a scuola (No, non è una quindicenne, ma professoressa), e lo mostra con gli occhi lucidi a colleghi e - temo - anche genitori ignari. Insomma, quest'aura di bambina prodigio, che peraltro non sono, che mi vortica attorno mi garba assai.

Cosa significhi questo primo articolo in edicola per me non riesco nemmeno bene a spiegarlo. Apro il giornale, ascolto il rumore delle pagine, annuso il profumo di carta e di inchiostro, mi godo l'effetto che fa davanti ai miei occhietti, e lo richiudo. In mancanza della copia cartacea, apro la foto qui sopra e sorrido.
Se questo è il preludio di una brillante carriera giornalistica, non ve lo so dire. Se mi sto tirando tutta la sfiga addosso, della serie "chi si loda di imbroda", è più che possibile. Ma mi sento un pò come una trenne il giorno di Natale vedendo l'albero colmo di regali. Devo dire che questo articolo, visto così, scritto su questa pagine di giornale, non testimonia in verità tutto quello che c'è dietro. Una mattina freddina, una via anonima di Milano, una conferenza stampa. Io che, al momento della divisione all'entrata, passo con la stampa. I giornalisti. Capite? Mi danno la cartella stampa. A ME. Quasi quasi la rifiuto dandola indietro "ma guardi che io qui non c'entro nulla", mi viene da dire. Mi sembra di essere la piccola fiammiferaia invitata per sbaglio alla festa della Regina Elisabetta. Mi siedo. Il mio IPhone inizia a registrare, io leggo la cartella stampa. Sono, voce del verbo essere, sono proprio alla conferenza stampa. E ho un sorriso ebete stampato su questa faccetta. Il culmine lo tocco quando, incontinente, scappo al bagno, vicino alla stanza dove ci sono i fotografi. Mi piego, mi scappa proprio, il bagno è occupato da ben dieci minuti. Sbuffo anche dalle orecchie, questa proprio non ci voleva, ecco. Il piccolo particolare che mi rovina il sorrisetto tatuato sulle labbra che ho. Clic. La porta si apre. Inspiro, pronta a sfoderare la mia faccia truce, quando dal bagno esce Piero Pelù. Con tanto di matita nera e pantalone di pelle. Tra tutto quello che potevo fare, che faccio, io? "Ehm..Salve" e sguscio in bagno alla velocità della luce. L'ho lasciato lì fuori ancora stordito.
In questi momenti mi sento tanto Pippo della Disney.

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Momento autocelebrativo.

Ovvero: quando gongoli talmente tanto che ti sei stancata di gongolare da sola.
Insomma, l'egocentrismo sta proprio nel mio essere. Nel mio dna c'è scritto castana, occhi color cacca, riccia..e egocentrica. Quindi, non è per nulla colpa mia, ma della genetica.
Comunque. Alcuni mesi fa il mio primo articolo ufficiale è uscito ma solo in versione web, e pochi giorni fa mi ritrovo in stampa in edicola. Non posso fare altro che ringraziare chi mi ha dato la possibilità di fare tutto questo, la redazione di Roma che mi manda anche l'abbonamento a casa. Tanto tanto affetto e entusiasmo per tutti. La mia prima creatura cartacea è praticamente la mia prole, che mostro con estremo orgoglio, ma mai estremo quanto quello di mia madre, che ogni giorno porta il giornaletto a scuola (No, non è una quindicenne, ma professoressa), e lo mostra con gli occhi lucidi a colleghi e - temo - anche genitori ignari. Insomma, quest'aura di bambina prodigio, che peraltro non sono, che mi vortica attorno mi garba assai.

Cosa significhi questo primo articolo in edicola per me non riesco nemmeno bene a spiegarlo. Apro il giornale, ascolto il rumore delle pagine, annuso il profumo di carta e di inchiostro, mi godo l'effetto che fa davanti ai miei occhietti, e lo richiudo. In mancanza della copia cartacea, apro la foto qui sopra e sorrido.
Se questo è il preludio di una brillante carriera giornalistica, non ve lo so dire. Se mi sto tirando tutta la sfiga addosso, della serie "chi si loda di imbroda", è più che possibile. Ma mi sento un pò come una trenne il giorno di Natale vedendo l'albero colmo di regali. Devo dire che questo articolo, visto così, scritto su questa pagine di giornale, non testimonia in verità tutto quello che c'è dietro. Una mattina freddina, una via anonima di Milano, una conferenza stampa. Io che, al momento della divisione all'entrata, passo con la stampa. I giornalisti. Capite? Mi danno la cartella stampa. A ME. Quasi quasi la rifiuto dandola indietro "ma guardi che io qui non c'entro nulla", mi viene da dire. Mi sembra di essere la piccola fiammiferaia invitata per sbaglio alla festa della Regina Elisabetta. Mi siedo. Il mio IPhone inizia a registrare, io leggo la cartella stampa. Sono, voce del verbo essere, sono proprio alla conferenza stampa. E ho un sorriso ebete stampato su questa faccetta. Il culmine lo tocco quando, incontinente, scappo al bagno, vicino alla stanza dove ci sono i fotografi. Mi piego, mi scappa proprio, il bagno è occupato da ben dieci minuti. Sbuffo anche dalle orecchie, questa proprio non ci voleva, ecco. Il piccolo particolare che mi rovina il sorrisetto tatuato sulle labbra che ho. Clic. La porta si apre. Inspiro, pronta a sfoderare la mia faccia truce, quando dal bagno esce Piero Pelù. Con tanto di matita nera e pantalone di pelle. Tra tutto quello che potevo fare, che faccio, io? "Ehm..Salve" e sguscio in bagno alla velocità della luce. L'ho lasciato lì fuori ancora stordito.
In questi momenti mi sento tanto Pippo della Disney.

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