giovedì 9 febbraio 2012

Ottime idee. (Ovvero: buoni propositi sparsi a manciate)

Quante volte, nel dormiveglia, una serie infinita di ottime idee ci concilia il sonno, convinti che dal chicchirichì della mattina dopo la vita migliorerà notevolmente? E quante volte, alzandoci poi, se ci va di culo ricordiamo cosa abbiamo pensato la sera prima e lo malediciamo mentalmente, o addirittura la fase rem ha cancellato ogni traccia di ottimi propositi?
Non ditemi che non è vero. 

Chissà cosa ci porta, la notte, ad essere più creativi e propositivi. Chissà quale grande aspettative (cfr Dickens) nutriamo nel domani. Vorrà ben dire qualcosa. Insomma, siamo ancora un popolo di speranzosi, in fondo. No?
Peccato poi per il desiderio realizzato a metà, che al mattino ci alziamo già con il piede sbagliato e arriviamo al lavoro/ università come se qualcuno ci avesse urinato nel caffè. Che razza di linea sottile c'è tra l'ottimismo serale e il pessimismo cosmico e universale del mattino dopo? Contando che non hai tempo per fare colazione e butti giù una boccata di latte gelato dal frigo, i denti li lavi mentre col calzascarpe e infili lo spazzolino nello stivale insieme al piede, la grande idea di notturna di fare dieci minuti di yoga ogni mattina prima di colazione finisce nella spazzatura insieme alla bratta del caffè che hai bruciato.
Ma, e c'è un MA, ogni tanto questi buoni propositi, per una serie di fortuite coincidenze cosmiche, riescono effettivamente a realizzarsi. Quindi riesci effettivamente ad andare in palestra, anche se alla sera ti raccogli col cucchiaino, finalmente hai la voglia e il tempo di trascinarti a farti le sopracciglia, che col tempo hai martoriato fino a farle sembrare dei bruchi anche parecchio storti, cambi gli occhiali, e finalmente ci vedi. (E lo sanno tutti, perchè per due giorni vaghi per casa e per strada dicendo a chiunque "Ci vedo, ci vedo! Le forme, i colori..ora tutto ha un senso!"). Ti compri un rossetto, che hai sempre sognato, e pure in saldo. Riesci anche a concludere degnamente gli esami. E con degnamente intendi alla grande, ma precisina come sei, ancora non ti vanno alla perfezione. Comunque, ogni tanto ci sono quelle mattine dove non hai fretta, dove scrivi un post davanti ad un caffè, il sole che entra dalla finestra e la voglia di fare che hai alla sera prima di crollare a bocca aperta sul cuscino. Quelle mattine dove tutto è pieno di prospettive, voglia di fare, fiducia in sè stessi e anche quella sensazione di esserti svegliata persino un pochettino più figa della sera precedente.
E diciamo che la prospettiva di una microfuga a Firenze nel weekend, anche se si prospetta il weekend più freddo degli ultimi duemila anni, rende il tutto decisamente più roseo. Sarà che l'idea di mettere in valigia a caso qualche cosa e spostarmi, vagare, fotografare, imprimere nella mente sapori, colori e odori già mi manda in fibrillazione.
I problemi, il futuro, tutto quello che viene, per una volta è lì, annichilito in un angolo, in standby. 

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Ottime idee. (Ovvero: buoni propositi sparsi a manciate)

Quante volte, nel dormiveglia, una serie infinita di ottime idee ci concilia il sonno, convinti che dal chicchirichì della mattina dopo la vita migliorerà notevolmente? E quante volte, alzandoci poi, se ci va di culo ricordiamo cosa abbiamo pensato la sera prima e lo malediciamo mentalmente, o addirittura la fase rem ha cancellato ogni traccia di ottimi propositi?
Non ditemi che non è vero. 

Chissà cosa ci porta, la notte, ad essere più creativi e propositivi. Chissà quale grande aspettative (cfr Dickens) nutriamo nel domani. Vorrà ben dire qualcosa. Insomma, siamo ancora un popolo di speranzosi, in fondo. No?
Peccato poi per il desiderio realizzato a metà, che al mattino ci alziamo già con il piede sbagliato e arriviamo al lavoro/ università come se qualcuno ci avesse urinato nel caffè. Che razza di linea sottile c'è tra l'ottimismo serale e il pessimismo cosmico e universale del mattino dopo? Contando che non hai tempo per fare colazione e butti giù una boccata di latte gelato dal frigo, i denti li lavi mentre col calzascarpe e infili lo spazzolino nello stivale insieme al piede, la grande idea di notturna di fare dieci minuti di yoga ogni mattina prima di colazione finisce nella spazzatura insieme alla bratta del caffè che hai bruciato.
Ma, e c'è un MA, ogni tanto questi buoni propositi, per una serie di fortuite coincidenze cosmiche, riescono effettivamente a realizzarsi. Quindi riesci effettivamente ad andare in palestra, anche se alla sera ti raccogli col cucchiaino, finalmente hai la voglia e il tempo di trascinarti a farti le sopracciglia, che col tempo hai martoriato fino a farle sembrare dei bruchi anche parecchio storti, cambi gli occhiali, e finalmente ci vedi. (E lo sanno tutti, perchè per due giorni vaghi per casa e per strada dicendo a chiunque "Ci vedo, ci vedo! Le forme, i colori..ora tutto ha un senso!"). Ti compri un rossetto, che hai sempre sognato, e pure in saldo. Riesci anche a concludere degnamente gli esami. E con degnamente intendi alla grande, ma precisina come sei, ancora non ti vanno alla perfezione. Comunque, ogni tanto ci sono quelle mattine dove non hai fretta, dove scrivi un post davanti ad un caffè, il sole che entra dalla finestra e la voglia di fare che hai alla sera prima di crollare a bocca aperta sul cuscino. Quelle mattine dove tutto è pieno di prospettive, voglia di fare, fiducia in sè stessi e anche quella sensazione di esserti svegliata persino un pochettino più figa della sera precedente.
E diciamo che la prospettiva di una microfuga a Firenze nel weekend, anche se si prospetta il weekend più freddo degli ultimi duemila anni, rende il tutto decisamente più roseo. Sarà che l'idea di mettere in valigia a caso qualche cosa e spostarmi, vagare, fotografare, imprimere nella mente sapori, colori e odori già mi manda in fibrillazione.
I problemi, il futuro, tutto quello che viene, per una volta è lì, annichilito in un angolo, in standby. 

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