giovedì 8 novembre 2012

Annuso, respiro, tocco, spio, ascolto e assaggio.

Avrei voluto sistemare la mia camera molto prima, stasera.
Avrei voluto fare la doccia molto prima.
Avrei voluto avere il tempo di scrivere un post epico su Washignton, stasera.
Avrei voluto scrivere un pezzo da premio Pulitzer.
E invece.
E invece sono le due di notte, sono stanca morta ma sono troppo eccitata per dormire.
Una giornata lunghissima, ma piena di dettagli che l'hanno resa intensa.
Gesti, parole, sguardi. Risate. Stupidaggini.
Soprattutto parole.
La soddisfazione di far parte di un lavoro di gruppo, esprimere le mie idee e vedere che gli altri le apprezzano. Non nella mia lingua.
Non avete idea della goduria.
Una cena che poteva essere solitaria, ma che è finita con due risate e una creazione di frutta e cioccolato.
Perchè qui incontri chiunque e sono tutti felici di vederti.
Gli occhi sorridono.
Sono curiosi, indagatori, sinceri.
Le persone hanno voglia di parlare, di condividere, di sapere.
Sono come bambini a cui mostri per la prima volta la televisione.
Ti guardano con la stessa curiosità di un bambino. Quella sincera, quella autentica.
E conoscere per loro e per me non è mai stato così bello e appagante.

Oggi la mamma di Marina ha dedicato a me lei e Sara un pezzo di canzone, in italiano.
Niente di ciò che verrà domani
Sará com'è già stato ieri
Tutto passa tutto sempre passerà
La vita, come un'onda come il mare
In un va e viene infinito
Quel che poi vedremo è
Diverso da ciò che abbiamo visto ieri
Tutto cambia, il tempo tutto nel mondo
Non serve a niente fuggire
Nè mentire a se stesso
Amore, se hai ancora un posto nel cuore
Mi ci tuffo dentro
Come fa un'onda del mare.

Volevo piangere, lo giuro.
La cosa più dolce del mondo.
La mia anima da drama queen mi porta a lacrimare ogni due per tre, chi mi conosce lo sa.
(Purtroppo per lui)

E poi niente, io e Sara abbiamo prenotato il volo per Chicago durante il Thanksgiving break.
Non riesco nemmeno a spiegare cosa si sta muovendo nel mio stomaco dall'eccitazione.
Vorrei partire domani ma allo stesso tempo voglio godermi ogni giorno qui.
Il tempo vola, tra un mese e mezzo dovrò salutare tutti e mi si spezza il cuore.
Diciamo che il Natale a NY mi distrarrà a dovere, eh.
Ma lascerò un gran pezzo di cuore in questa modesta e sconosciuta capitale americana.
Oggi stavo pensando a cosa mi mancherà.
Bene, adesso vi tocca sorbirvi la lista.
Adoro le liste.

Mi mancherà avere appesa al collo la mia SUNY card e le mie chiavi.
Mi mancherà Mary, la dolcissima vecchina che al mattino sta all'entrata della dining hall e mi dice sempre "goodmorning honey".
Mi mancherà il "I'll grab a coffee" prima delle lezioni e dello studio in biblioteca.
Mi mancherà pure la puzza di fritto che mi si appiccica addosso ogni santa volta che metto piede nella dining hall.
Mi mancherà il mio letto, la mia scrivania, la mia stanzetta striminzita, vecchiotta e oldfashioned.
Mi mancherà bussare alla porta delle ragazze quando sono annoiata.
Mi mancherà la WTs, Barleys, il Pearl Street pub, De Johns e tutti i posti dove andiamo di solito.
Mi mancherà l'odore di caffè che si sente al mattino.
Mi mancherà la tazza di carta bollente da stringere con entrambe le mani per scaldarsi.
Mi mancherà Washington park.
Mi mancherà il CVS, Price Chopper, Walmart e soprattutto quel paradiso che è il Crossgates mall.
Mi mancherà lo shuttle con i sedili imbottiti al mattino (quando sarò sulla 94 a Milano).
Mi mancherà il suono della risata di Sara e l'espressione di Marina quando sta per ridere.
Mi mancheranno le confidenze con Alice.
Mi mancherà viaggiare in giro per gli States con un borsone e la voglia vivere negli occhi, nello stomaco e nelle vene.
Mi mancherà l'odore di casa che mi è entrato nel naso e non se ne vuole andare.
Mi mancherà il mio cestino con le cose per la doccia.
Mi mancherà dire "Bitch please" ogni tre parole.
Mi mancherà ascoltare "Chicken Fried" il giovedì sera alla WTs.
Mi mancherà il suono di come la gente pronuncia "Hey wassup".
Mi mancherà capire ormai (quasi) tutto di cosa dicono i professori a lezione e le mie serie preferite.
Mi mancherà pure dire "What?" almeno tre o quattro volte quando parlo con i miei amici inglesi e irlandesi, e secondo come fare finta di aver capito alla quarta volta e ridacchiare nervosamente.
Mi mancheranno i quattro isolati a piedi fino al supermercato, ogni volta percorsi col naso all'insù a guardare le case o le foglie degli alberi.
Mi mancheranno le cene in pigiama, che sanno di amici, di calore, di parole e di angoli della bocca piegati all'insù.
Mi mancherà la sensazione di essere straniera ma un pò adottata.
Mi mancherà il senso di appartenenza a questa università il giallo e il viola, leggere USA Today al mattino come se fosse Repubblica.
Mi mancheranno i cereali con lo yogurt.
I waffles.
I quarantamila tipi di cookies e pringles.
Mi mancheranno un pò meno i vicini che corrono i skateboard alle quattro di notte per il corridoio.
Mi mancherà un pò meno il bagno in comune, in effetti.

Mi mancherà soprattutto la sensazione di essere parte di qualcosa, di qualcuno. Si essere entrata nella pelle delle persone che ho conosciuto nello stesso modo in cui loro sono entrate nella mia.
Mi mancherà tutto quello che vedo, ascolto, respiro, gusto e tocco ogni giorno.
Mi mancherà tutto quello che ho stampato in mente, negli occhi, nel naso.
Mi mancherà ogni minuto vissuto dall'altra parte del mondo.
Mi mancherà la sensazione di essere così viva, potente, vibrante.

Mi mancherà il mio angolo di America.

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Annuso, respiro, tocco, spio, ascolto e assaggio.

Avrei voluto sistemare la mia camera molto prima, stasera.
Avrei voluto fare la doccia molto prima.
Avrei voluto avere il tempo di scrivere un post epico su Washignton, stasera.
Avrei voluto scrivere un pezzo da premio Pulitzer.
E invece.
E invece sono le due di notte, sono stanca morta ma sono troppo eccitata per dormire.
Una giornata lunghissima, ma piena di dettagli che l'hanno resa intensa.
Gesti, parole, sguardi. Risate. Stupidaggini.
Soprattutto parole.
La soddisfazione di far parte di un lavoro di gruppo, esprimere le mie idee e vedere che gli altri le apprezzano. Non nella mia lingua.
Non avete idea della goduria.
Una cena che poteva essere solitaria, ma che è finita con due risate e una creazione di frutta e cioccolato.
Perchè qui incontri chiunque e sono tutti felici di vederti.
Gli occhi sorridono.
Sono curiosi, indagatori, sinceri.
Le persone hanno voglia di parlare, di condividere, di sapere.
Sono come bambini a cui mostri per la prima volta la televisione.
Ti guardano con la stessa curiosità di un bambino. Quella sincera, quella autentica.
E conoscere per loro e per me non è mai stato così bello e appagante.

Oggi la mamma di Marina ha dedicato a me lei e Sara un pezzo di canzone, in italiano.
Niente di ciò che verrà domani
Sará com'è già stato ieri
Tutto passa tutto sempre passerà
La vita, come un'onda come il mare
In un va e viene infinito
Quel che poi vedremo è
Diverso da ciò che abbiamo visto ieri
Tutto cambia, il tempo tutto nel mondo
Non serve a niente fuggire
Nè mentire a se stesso
Amore, se hai ancora un posto nel cuore
Mi ci tuffo dentro
Come fa un'onda del mare.

Volevo piangere, lo giuro.
La cosa più dolce del mondo.
La mia anima da drama queen mi porta a lacrimare ogni due per tre, chi mi conosce lo sa.
(Purtroppo per lui)

E poi niente, io e Sara abbiamo prenotato il volo per Chicago durante il Thanksgiving break.
Non riesco nemmeno a spiegare cosa si sta muovendo nel mio stomaco dall'eccitazione.
Vorrei partire domani ma allo stesso tempo voglio godermi ogni giorno qui.
Il tempo vola, tra un mese e mezzo dovrò salutare tutti e mi si spezza il cuore.
Diciamo che il Natale a NY mi distrarrà a dovere, eh.
Ma lascerò un gran pezzo di cuore in questa modesta e sconosciuta capitale americana.
Oggi stavo pensando a cosa mi mancherà.
Bene, adesso vi tocca sorbirvi la lista.
Adoro le liste.

Mi mancherà avere appesa al collo la mia SUNY card e le mie chiavi.
Mi mancherà Mary, la dolcissima vecchina che al mattino sta all'entrata della dining hall e mi dice sempre "goodmorning honey".
Mi mancherà il "I'll grab a coffee" prima delle lezioni e dello studio in biblioteca.
Mi mancherà pure la puzza di fritto che mi si appiccica addosso ogni santa volta che metto piede nella dining hall.
Mi mancherà il mio letto, la mia scrivania, la mia stanzetta striminzita, vecchiotta e oldfashioned.
Mi mancherà bussare alla porta delle ragazze quando sono annoiata.
Mi mancherà la WTs, Barleys, il Pearl Street pub, De Johns e tutti i posti dove andiamo di solito.
Mi mancherà l'odore di caffè che si sente al mattino.
Mi mancherà la tazza di carta bollente da stringere con entrambe le mani per scaldarsi.
Mi mancherà Washington park.
Mi mancherà il CVS, Price Chopper, Walmart e soprattutto quel paradiso che è il Crossgates mall.
Mi mancherà lo shuttle con i sedili imbottiti al mattino (quando sarò sulla 94 a Milano).
Mi mancherà il suono della risata di Sara e l'espressione di Marina quando sta per ridere.
Mi mancheranno le confidenze con Alice.
Mi mancherà viaggiare in giro per gli States con un borsone e la voglia vivere negli occhi, nello stomaco e nelle vene.
Mi mancherà l'odore di casa che mi è entrato nel naso e non se ne vuole andare.
Mi mancherà il mio cestino con le cose per la doccia.
Mi mancherà dire "Bitch please" ogni tre parole.
Mi mancherà ascoltare "Chicken Fried" il giovedì sera alla WTs.
Mi mancherà il suono di come la gente pronuncia "Hey wassup".
Mi mancherà capire ormai (quasi) tutto di cosa dicono i professori a lezione e le mie serie preferite.
Mi mancherà pure dire "What?" almeno tre o quattro volte quando parlo con i miei amici inglesi e irlandesi, e secondo come fare finta di aver capito alla quarta volta e ridacchiare nervosamente.
Mi mancheranno i quattro isolati a piedi fino al supermercato, ogni volta percorsi col naso all'insù a guardare le case o le foglie degli alberi.
Mi mancheranno le cene in pigiama, che sanno di amici, di calore, di parole e di angoli della bocca piegati all'insù.
Mi mancherà la sensazione di essere straniera ma un pò adottata.
Mi mancherà il senso di appartenenza a questa università il giallo e il viola, leggere USA Today al mattino come se fosse Repubblica.
Mi mancheranno i cereali con lo yogurt.
I waffles.
I quarantamila tipi di cookies e pringles.
Mi mancheranno un pò meno i vicini che corrono i skateboard alle quattro di notte per il corridoio.
Mi mancherà un pò meno il bagno in comune, in effetti.

Mi mancherà soprattutto la sensazione di essere parte di qualcosa, di qualcuno. Si essere entrata nella pelle delle persone che ho conosciuto nello stesso modo in cui loro sono entrate nella mia.
Mi mancherà tutto quello che vedo, ascolto, respiro, gusto e tocco ogni giorno.
Mi mancherà tutto quello che ho stampato in mente, negli occhi, nel naso.
Mi mancherà ogni minuto vissuto dall'altra parte del mondo.
Mi mancherà la sensazione di essere così viva, potente, vibrante.

Mi mancherà il mio angolo di America.

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